TERNI – Ansia. Sgomento. Amarezza. A Collepaese, tra Collestatte e Torre Orsina, un cantiere aperto lungo Strada dei Mandrilli sta scuotendo l’intera comunità. È qui che, senza comunicazioni preventive ai residenti, è iniziata la costruzione di una torre per le telecomunicazioni alta oltre trenta metri, a pochi passi da alcune abitazioni. Una scoperta avvenuta quasi per caso, come racconta Erica Venturi, psicologa e arteterapeuta, che vive con il marito e la figlioletta nell’abitazione più vicina al sito del cantiere. “Un incubo” per chi per motivi di salute ha scelto di crescere una bambina lontano dall’inquinamento cittadino e in quella casa ha investito per il suo presente e il suo futuro.
“Una settimana e mezza fa – racconta Erica – abbiamo saputo per caso, avvicinandoci agli operai che stavano lavorando sul terreno accanto alla nostra abitazione, di questa torre 5G che stanno costruendo a dieci metri dal cancello della nostra casa, senza che noi e i paesani fossimo coinvolti e informati. Il primo pensiero è stato per mia figlia che, secondo i medici, dovrebbe evitare l’esposizione prolungata a fonti di onde radio e campi elettromagnetici. Il secondo è stato per l’ambiente e il paesaggio che ne uscirebbe deturpato. Non sono contraria al 5G, ma collocare l’antenna proprio qui, a ridosso delle abitazioni e senza dirlo a nessuno, mi è sembrato assurdo. Ho chiamato l’ingegnere responsabile dei lavori. Mi ha risposto che sono opere di pubblica utilità. Gli ho domandato se avrebbe voluto un’antenna a dieci metri da casa sua. Nessuna risposta”.
La questione non è solo personale. L’intervento, infatti, ricadrebbe lungo una zona di particolare pregio paesaggistico, la cosiddetta Strada panoramica, e sta destando profonda preoccupazione in tutta la Valnerina, da cui l’antenna sarebbe pienamente visibile.
La mobilitazione
Come Erica, alcuni residenti si sono affidati all’Avvocato Antonio De Angelis e hanno presentato una diffida formale al Comune di Terni con la richiesta di sospendere immediatamente i lavori e di riesaminare nel dettaglio le autorizzazioni urbanistiche e ambientali rilasciate. Parallelamente, si è costituito un comitato spontaneo per coordinare iniziative a tutela del territorio e dei suoi abitanti. Una manifestazione di protesta è stata annunciata per sabato 22 novembre ore 9:30 in Strada dei Mandrilli 29, angolo Strada panoramica San Mamiliano. Al centro della questione, sottolineano i promotori, il metodo: essere passati alle vie di fatto senza informazione, confronto, possibilità di mediazione con le persone che vivono lì. Come se non contassero nulla.
“Nessuno di noi è contrario al 5G. Non vogliamo fermare il mondo. Semplicemente vorremmo capire perché si costruisce un’antenna di trenta metri e oltre in una zona di pregio. Non capisco perché si debba deturpare questo luogo e proprio davanti alle abitazioni. Inoltre, ci sono problemi di onde elettromagnetiche. Quindi, perché metterla vicino alle case quando si può mettere a cento, centocinquanta metri? Questa è la domanda” – commenta Sauro Lepri.
“Gli amministratori dicono che le carte sono in regola, ma nella determinazione del Comune di Terni con la quale si autorizzava la costruzione della torre c’è anche scritto che doveva essere trasmessa una comunicazione ai soggetti nei confronti dei quali il provvedimento finale è destinato a produrre effetti diretti, ai loro rispettivi indirizzi. E invece sono iniziati i lavori e nessuno dei residenti ne sapeva niente” – contestano altri abitanti.
La protesta No Antenna 5G in strada dei Mandrilli trova riscontro nel comunicato del Circolo Pd Collestatte – Torre Orsina che, pur dichiarandosi favorevole alle nuove tecnologie, denuncia come criticità l’ assenza di strumenti di partecipazione civica, nonostante la rilevanza dell’opera; la mancanza di studi preventivi sull’impatto paesaggistico, benché la torre sorga lungo una strada classificata dal PRG come panoramica; le contraddizioni urbanistiche, poiché nella stessa area vengono imposte rigide norme estetiche per le abitazioni, mentre per un’infrastruttura di trenta metri non sembrano esserci state esitazioni; la vicinanza a un’abitazione in cui risiede una minore le cui condizioni di salute avrebbero richiesto maggiore attenzione.
“Per questi motivi – scrive il segretario Massimo Leopoldi – chiediamo al Comune di Terni, sia in autotutela dell’ente, sia a tutela dei cittadini residenti, di sospendere i lavori e di interloquire con i proponenti dell’antenna e con i cittadini della nostra comunità, per avere una esaustiva analisi delle caratteristiche dell’antenna, e valutare successivamente una eventuale posizione alternativa per l’opera”.
A casa di Erica, intanto, si fa fatica a restare sereni:
“Io e mio marito siamo disorientati e ci chiediamo cosa fare, consapevoli del fatto che accanto a una torre 5G non potremmo vivere per il quadro di salute di nostra figlia e che una soluzione diversa implica comunque una svalutazione della nostra casa. Abbiamo scelto di vivere in campagna per l’aria salubre e la bellezza del paesaggio, dedicando tanta energia ed impegno economico a questo progetto di vita e, dall’oggi al domani, ce lo ritroviamo sconvolto. Di questo incubo quel che più mi colpisce è quanto poco il coinvolgimento delle persone e della popolazione si consideri risorsa per costruire nella collettività e, al contrario, quanto informare e condividere si considerino ostacoli ad accordi presi dagli enti governativi e dalle compagnie telefoniche”.
Alla voce di Erica si aggiunge quella di suo padre, Gino Venturi, storico leader della Uil, che allarga il ragionamento:
“Per uno come me che si è formato nel secolo, anzi millennio, scorso, la partecipazione è un valore importante e anche la democrazia. Piazzare una torre telefonica di oltre trenta metri senza neanche informare prima gli abitanti della zona risulta inconcepibile. Risulta anche inconcepibile che gli amministratori, ai diversi livelli, abdichino al loro ruolo di tutelare i cittadini ostentando una rassegnazione e un fatalismo disarmante. Cosa significa “le carte sono in regola”? Ammettiamo pure che le carte siano in regola e tutto sia legittimo. Non significa che sia anche giusto. Legittimo non è sinonimo di giusto, o del più giusto. Possono comunque esserci altre opzioni, altrettanto legittime ed efficaci negli obiettivi perseguiti, ma che tutelano di più ambiente e salute”.
Nel frattempo a Collepaese la tensione cresce. La comunità attende risposte. E, soprattutto, ascolto.
Lorella Giulivi


