Si chiama "Multimask", l'assurdo artistico che nasce da Covid

Altro che tessuti in tono con il vestito. Oppure mascherine con i colori della squadra del cuore o griffate con le proprie iniziali. Lei si chiama Ana Prvačk . E’ un’artista serba di 44 anni e dall’Uragano Covid ha partorito una maschera multiuso. A dir poco artisticamente provocatoria. Il colore giallo intenso ricorda le ormai inflazionate emoticon con le quali figuriamo stati d’animo, sintetizzando fin troppo emozioni che forse dovremmo provare a tornare ad esprime. Tant’è, ironicamente Ana Prvačk  che vive a Berlino presenta la sua Multimask alla  tredicesima Biennale di Gwanju  fondata nel settembre 1995 nella provincia della Jeolla meridionale, Corea del Sud. Multimask colpisce per il design-funzionale dell’assurdo: copre interamente il viso ed è dotata di una grossa valvola rossa che serve per il filtraggio dell’aria. Ci sono due fori piccolissimi per gli occhi un po’ alla Hannibal Lecter e quattro “valvole” tipo materassino da mare  attraverso le quali possono essere inserite creme e gel per tonificare e ringiovanire la pelle, perché, spiega Ana Prvačk “lo sforzo di apparire belli corrisponde alla volontà di restare in vita”. Non riteniamo vada in produzione, certo merita attenzione.
Per chi fosse interessato al video-esemplificativo:
https://13thgwangjubiennale.org/minds-rising/prvacki

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