Spoleto, tutela ambientale e "convivenza" con il lupo

SPOLETO – A una settimana dall’avvistamento di un lupo nella bassa lodigiana come non accadeva da più di 250 anni, nella giornata di ieri a Palazzo Mauri si è svolto il convegno “Lupo e uomo – animali in un ambiente di relazioni virtuose” organizzato dall’assessorato all’Ambiente e all’agricoltura del Comune di Spoleto in collaborazione con la Confederazione Italiana Agricoltura e la fattoria didattica Agrileisuretime, in località Terraia, per discutere insieme a esperti e tecnici di settore lo sviluppo, la crescita e la tutela ambientale in relazione faunistica con le specie di Canis Lupus presenti sul territorio. Si è ben presto aperto il dibattito anche tra il pubblico che non sempre annoverava addetti ai lavori, riscontrando nelle tematiche di questo tipo richiesta di interesse e di conoscenza.
“Il doppio binario concettuale e programmatico su cui si svolge il convegno è quello di gettare uno sguardo al passato per evocare i molteplici aspetti storici, etologici, antropologici ed economici che hanno caratterizzato nel tempo la coesistenza tra le due specie e coniugare al futuro tali tematiche per disegnare insieme un documento che sappia proporsi come utile e fattivo strumento di concertazione e di programmazione” ha introdotto l’assessore all’Ambiente Maria Rita Zengoni, “il comune di Spoleto si propone di creare una rete locale di ricerca e divulgazione sul tema della conoscenza e del rispetto della fauna selvatica per una convivenza che può essere possibile, armonica e anche economicamente vantaggiosa, gestendo coere

Un momento del convegno

In queste semplici parole la chiave di lettura e la riconoscenza quanto meno obbligata al ricordo del professor Bernardino Ragni per il quale, in principio, è stato osservato un minuto di silenzio.   
La locandina del convegno

Oltre ai vari punti di vista presentati dai relatori – Paolo Forconi, Massimo Scandura, Luca Convito, Duccio Berzi, Franco Perco, Andrea Sisti e Matteo Bartolini, il tavolo tecnico che si è aperto puntava a elaborare una proposta da poter presentare, come anticipato dall’assessore, al prossimo Programma di Sviluppo Rurale della Regione Umbria, andando ad integrare il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia elaborato nell’aprile scorso dal ministero dell’Ambiente
Nell’importanza di coinvolgere il territorio in una visione di comunità, duplice era anche la serie principale di problematiche mostrate. La prima, l’assenza unanime e condivisa del fatto che la presenza del lupo in zone collinari, agricole e costiere non disturbi l’equilibrio di un ambiente ormai antropizzato; che dunque queste due fattispecie possano tra loro convivere, senza che l’una arrechi danno all’altra e viceversa; che sia altresì possibile un’attenta ricerca e monitoraggio delle specie, così da comprendere le cause dell’espansione oltre confine e il comportamento dei lupi solitari e dei branchi, tenendo conto delle attività venatorie e concretamente della compatibilità tra prevenzione, gestione e tutela. La seconda, riconoscere arretrate, seppure al tempo avanguardiste, quindi necessarie di un rinnovamento che sia al passo con i tempi tutte quelle leggi che fanno del lupo una specie protetta da bracconaggio ed estinzione (ad esempio la Direttiva Habitat in materia di conservazione della biodiversità, la Convenzione di Berna e di Washington, la legge italiana n. 157/1992). 
Sensibilità che, in sostanza, ero già stata anticipata dallo zoologo spoletino e poi ripresa e approfondita nel suo ultimo Wildlife Economy Nuovo Paleolitico da cui, con il chiaro riferimento, se ne auspica l’azione futura.

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