Steve Hackett stasera a Terni: “Suonare in Italia per me è davvero qualcosa di speciale”

TERNI – Il leggendario chitarrista dei Genesis Steve Hackett suonerà stasera, 29 luglio, all’Anfiteatro Romano di Terni, tappa del tour mondiale “Seconds out + more”, iniziato nel 2021 in Inghilterra con enorme successo di pubblico. Il tour include anche brani tratti da ognuno dei sei album in studio del periodo dei Genesis e parte dell’acclamato repertorio di Hackett solista. Sul palco di Terni  sarà accompagnato da musicisti d’eccezione: alle tastiere Roger King (Gary Moore, The Mute Gods); alla batteria, percussioni e voce Craig Blundell (Steven Wilson); al sax, flauto e percussioni Rob Townsend (Bill Bruford); al basso e chitarra Jonas Reingold (The Flower Kings); alla voce Nad Sylvan (Agents of Mercy).
Seconds Out è stato l’ultimo album della sua collaborazione con i Genesis nel 1977. Cosa significa per lei riproporre la musica di 45 anni fa?
Le canzoni – risponde Steve Hackett – sono così tanto amate dai fan, è come se quella musica l’avessi scritta ieri. I live show hanno un’energia incredibile che cresce e cresce, quindi sono davvero felice di riproporre questa musica alle persone.
Lei fu tra i primi a sperimentare sintesi tra musica classica, pop, world music e ad abbattere barriere stilistiche. Oggi la musica nasce prevalentemente come un prodotto sincretico tra stili diversi. Si riconosce nella figura del “profeta” che ha anticipato i tempi?
Sai, è divertente quando ho creato questa musica cinquant’anni fa vivevamo tutti nel progressive e cercavamo di fare musica al meglio e io sono sempre stato così. Il diavolo è nei dettagli, è bellissimo che questa musica sia sopravvissuta e che incontri ancora l’affetto dei fan. Amo la musica che viene da ogni tempo e amo comporre che sia pop, rock o classica”.
Please don’t touch fu il brano che provocò la sua rottura con i Genesis. Quell’album ribadisce il suo indirizzo musicale classicheggiante. Oggi rifarebbe la stessa cosa? Romperebbe con la band dei Genesis per il rifiuto a un suo brano?
Al tempo con i Genesis non avevo la possibilità di intraprendere una carriera solista, almeno fin quando fossi rimasto con la band. Amo la musica dei Genesis e il lavoro che abbiamo fatto insieme ma la libertà mi chiamava e rifarei la stessa cosa se qualcuno provasse a fermare le mie idee migliori. Devo essere libero, libero di creare nuova musica e libero di rivisitare la musica dei Genesis.
Già dieci anni fa, nel 2012, lei produsse un doppio cd “Genesis Rivisited II” nel quale ripropose cover dei brani dei Genesis dal 1971 al 1977. Nel tour attuale curerà nuovi arrangiamenti delle stesse cover?
Nel tour che sto facendo, Seconds Out, ci sono tutte le canzoni più note ma mi dedico anche all’improvvisazione con le opportunità che la tecnologia e il linguaggio attuali mi offrono. Quando faccio Los Endos, che è un brano dei Genesis ma è anche uno dei miei, lo faccio un po’ più ritmato con l’energia degli anni Ottanta. Ma non credo che sia più libero o più virtuoso, semplicemente non voglio essere limitato da ciò che potevo fare tecnicamente quarant’anni fa.
Lei ha prodotto da solista 27 album. Qual è quello che attualmente rispecchia di più la sua migliore idea di musica?
Ci sono molti album, alcuni rock altri acustici. C’è un album del 1979 dei Genesis Abacab cui mi sono sentito particolarmente felice al tempo e sono anche molto, molto felice con Surrender of Silence che è il mio lavoro più recente.
Oggi, in generale, è in atto una riscoperta e una rivalutazione della musica degli anni Settanta. Pensa che quel periodo storico favorì in particolare la creatività musicale?
Penso che gli anni Settanta siano stati particolarmente favorevoli alla creatività ma lo sono stati anche i Sessanta. Ogni decade è stata creativa per me perché ho continuato a produrre fino a oggi. Penso ci siano state molte grandi band in quegli anni, che ho avuto modo di conoscere. In molte di queste band c’erano dei fan anche dei Genesis e con questi ragazzi ho lavorato molto, in molti modi e in formazioni diverse. Così accadeva che facessimo crossover dei nostri vari lavori. È difficile racchiuderli tutti in un unico contenitore.
Comunque è bellissimo portare il concerto in Italia, è sempre un momento molto speciale per me: è il luogo perfetto per suonare dal vivo, davanti alle persone.

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