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Sturmtruppen compie cinquant'anni

Sturmtruppen

BOLOGNA – Lo sgangherato esercito che parla tedesco maccheronico ha compiuto cinquant’anni. Bologna gli dedica una mostra a Palazzo Fava che resterà aperta fino al 7 aprile. In realtà questa è l’occasione per celebrare il genio di Franco Bonvicini, in arte Bonvi,

Bonvi nel suo studio
Bonvi nel suo studio

e degli altri suoi indimenticabili personaggi: da Nick Carter a Cattivik, da Marzolino Tarantola, a Mino Marat fino all’uomo di Tsushima. Un fumettista che ha saputo creare un linguaggio tutto suo, innovatore, sarcastico, intelligentemente irridente. E riguardo al suo ineguagliabile esercito, lui stesso ha spiegato la teoria di fondo che fa riferimento alla vita stessa che “è come una sterminata caserma, quindi con i suoi capi e le sue regole dettate da antichissime convenzioni: da una parte i graduati, dall’altra la truppa”. E il fatto che non esista un eroe principale, come invece negli anni Settanta si richiedeva al fumettista, è già di per sé una bella rivoluzione. Ci sono, però, personaggi ai quali i lettori sono destinati ad affezionarsi. E’ il caso del soldato Shultz, disegnato completamente nudo che però non si separa mai da elmetto e fucile. Oppure  il sergenten che deve consultare il regolamenten per dare risposte e sapere come agire. Poi troviamo il Doktoren che in realtà è un veterinario e l’incapace Tenente, i cui gradi sono solo frutto di bieco nepotismo. La mostra di Bologna offre anche un interessante approfondimento sul rapporto di una vita tra Bonvi e Francesco Guccini, entrambi modenesi che si sono conosciuti ai tempi della scuola per poi ritrovarsi da adulti a Bologna. Uno spazio è stato dedicato a “Storie dallo spazio profondo”
Storie dello spazio profondo
Storie dello spazio profondo

perché nasce dal loro rapporto. Il fumetto, meglio la storia disegnata creata insieme, è datata 1970: il genere è quello fantascientifico-umoristico con i testi di Guccini che Bonvi traduce alla sua maniera. Narra le vicende di un avventuriero a bordo di una navicella spaziale. Riguardo la loro collaborazione, il cantautore ha scritto:

“Mi uniscono a Bonvi una città, nella fattispecie Modena, una adolescenza trascorsa nella medesima, alcune passioni comuni di quella adolescenza in quella città. Queste passioni erano, fra le altre, la fantascienza e i fumetti. Poi la vita ci ha diviso; io mi sono laureato all’Università di Gottinga in semiotica, filosofia della matematica e antropologia strutturale; lui ha cominciato a disegnare, gettando sulla carta quei fantasmi della sua fantasia che fin dai tempi di Modena definivamo, a ragione, malata.”

Frutto di una mente fervida e di un carattere genoroso che gli è costato la vita: il 10 dicembre del 1995 stava andando alla trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie per mettere all’asta alcune sue tavole e raccogliere soldi per curare l’amico fumettista Magnus, malato di tumore. Si fermò a chiedere indicazioni per sapere dove si trovava lo studio televisivo in un bar alla periferia nord di Bologna. Quando uscì fu investito e ucciso da un automobilista ubriaco. Chissà cos’altro avrebbe inventato la sua mirabile matita.

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