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Sventola la bandiera bianca con la croce rossa. Fondamentale il lavoro dei volontari in questo anno di pandemia

PERUGIA – Un’organizzazione internazionale con sede a Ginevra, ma con distaccamenti in 192 Paesi del mondo. L’Umbria conta 19 comitati territoriali e 9 sedi distaccate: è la Croce Rossa Italiana che sabato scoro 8 maggio ha celebrato la sua giornata mondiale e ha chiuso la settimana internazionale della Cri e della Mezzaluna Rossa. Molti i luoghi istituzionali che hanno esposto la bandiera bianca con la croce rossa e i monumenti illuminati di rosso, in segno di riconoscenza ai tanti volontari che ogni giorno mettono a disposizione il loro tempo e la loro vita al servizio degli altri.

Ed è stato così durante il ritrovamento delle vittime della tragedia sul lavoro a Gubbio, una tragedia che ha colpito tutta l’Umbria, ma la presenza dei volontari di questo imponente movimento non è mai venuto meno durante oltre un anno di pandemia, come ci racconta il presidente regionale, Paolo Scura.

“Il bilancio di questo tempo di emergenza sanitaria è complesso, neppure per noi è stato facile. Avevamo iniziato il 2020 con l’attività di formazione sull’utilizzo delle tute bianche, delle mascherine, quando il Covid sembrava qualcosa di molto lontano da noi. In meno di un mese ci siamo trovati in una pandemia universale che ci ha messo a dura prova.

I volontari sono persone come tutti gli altri, con una famiglia, con un lavoro. E anche noi abbiamo avuto tanta paura del virus, ma siamo mossi dalla forza che ci dà l’appartenenza al movimento e non abbiamo arretrato di un passo. La Cri dell’Umbria ha fatto un lavoro davvero speciale.

Il 9 marzo con l’ordinanza chiusura ci siamo trovati a dare supporto come prima attività nei triage; abbiamo riscontrato anche tensione fra la popolazione quando non potevano accedere agli ospedali. Abbiamo impegnato i nostri volontari h24, nel frattempo erano partiti tutti i nostri servizi “normali”, come il progetto “Il tempo della gentilezza”, con la consegna dei farmaci e della spesa a domicilio. Siamo stati presenti nelle zone rosse con la consegna dei farmaci, con l’attività di trasporto, abbiamo portato le bombole di ossigeno a domicilio e, in quest’ultimo caso, servivano non solo volontari formati, ma anche molto coraggiosi, perché entravano nelle case di soggetti positivi. Abbiamo aiutato a montare e smontare  gli ospedali da campo di Perugia e Terni, mandato le infermiere volontarie dentro le Rsa. Ogni mese, abbiamo impiegato migliaia di volontari. Solo per il Covid in tutta la regione la media è stata di 100 volontari al giorno, per 4mila volontari in un mese. 80mila servizi per il Covid nella regione, impiegando migliaia di dispositivi di protezione per tutti e siamo ricorsi ai nostri fondi per rafforzare la generosità degli umbri con la spesa. Abbiamo realizzato 45mila pacchi viveri.

La nostra azione è anche a stretto contatto con i servizi sociali dei Comuni; abbiamo realizzato il progetto “Siero prevalenza” del Ministero della Salute, girando per 39 Comuni selezionati, con i nostri camper. Oggi continuiamo a fare i tamponi nei Comuni che lo chiedono”.

Grande successo ha avuto anche il progetto “Diventa volontario temporaneo”: “Ci ha consentito di liberare volontari già formati per utilizzarli nelle attività di supporto diretto. L’88% delle persone che ha aderito al progetto è rimasto a fare il volontario”.

Quanto alla tragedia di Gubbio, “i nostri volontari erano sul posto come parte del sistema di protezione civile. Siamo stati aggiornati in ogni momento durante le operazioni di ricerca. Anche in questo caso, è necessario aprire una riflessione su queste tragedie, alzare i livelli di attenzione”.

Naighi

 

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