Terni, ecco il testo integrale delle lettera di commiato dell’ex vicensindaco e assessore alla cultura

Pubblichiamo il testo integrale della lettera di Andrea Giuli: “Buongiorno, grazie per essere intervenuti (per la prima volta in tre anni non parlo a braccio, ma mi sono preso degli appunti per sbagliare il meno possibile).

Ho ritenuto giusto e opportuno convocare questa piccola conferenza stampa – anche perché finora ho solo parlato sui social per interposto poeta e non ho rilasciato alcuna dichiarazione o intervista o comunicato ufficiale – come, essenzialmente, un momento di saluto alla mia città e di congedo dalla carica di vicesindaco e assessore alla cultura e turismo che come sapete mi è stata formalmente revocata due giorni fa. E, a maggior ragione, non potevo non farlo dopo le centinaia, centinaia e centinaia di attestazioni di stima, di vicinanza e di apprezzamento del mio lavoro di assessore che tuttora mi stanno piovendo addosso da ogni parte. Parole anche di costernazione per quanto accaduto in queste ore. A tutti questi cittadini, amici, nemici, oppositori, sconosciuti, sindaci, esponenti politici più vari, intellettuali che mi hanno scritto e telefonato dico grazie. Mi hanno emozionato. Questo mi conforta e mi fa pensare che forse in questo triennio al servizio della città non devo poi aver operato così male.

Ma, probabilmente, così non devono aver pensato coloro che nelle stesse ore hanno consumato le proprie decisioni in altre stanze. Decisioni di cui, soprattutto da assessore esterno e tecnico, non posso che prendere atto e che, per la verità, non mi sono giunte inattese. Debbo presumere quindi che non vi fossero più le condizioni di praticabilità politica, come si diceva una volta, ma forse anche fiduciaria perché il sottoscritto concludesse il suo mandato.

Per iniziare faccio piuttosto una semplice constatazione che può apparire eccentrica ma non lo è, tantomeno autocelebrativa. Terni ha avuto per tre anni come vicesindaco e assessore alla cultura un poeta e un liberale. Non so se questo sia in sè un fatto positivo o negativo, magari per alcuni è stata una sciagura, ma penso sia stata la prima volta nella storia di Terni e spero non sarà l’ultima. È un mero dato di fatto che consegno, diciamo così, agli annali.

Per me è stato un onore essere al servizio della mia città, considerandomi un civil servant come direbbero gli inglesi, e di questo ringrazio il sindaco Latini che mi ha dato tale opportunità e che in verità mi ha più volte difeso. Non lo ha fatto, sembra di capire, o non ha potuto in questa ultima occasione. A lui faccio i migliori auguri per il prosieguo di questa esperienza amministrativa. E li faccio ai due nuovi assessori che conosco e stimo: Federico Cini e Maurizio Cecconelli.

Allo stesso modo ringrazio tutti i colleghi assessori con cui ho avuto a che fare, ma, soprattutto, ringrazio con una lagrimuccia i miei collaboratori dell’assessorato alla cultura e turismo e dell’Ufficio Aree di pregio, quello che si occupa della Cascata per intenderci. Con i dipendenti di questi uffici ho subito creato una sorta di team e, credo, un certo afflato che ci ha permesso di realizzare e programmare un numero significativo di cose, di iniziative, di progetti. Di affrontare sfide, problemi e scommesse affatto semplici. Un grazie anche all’assessore regionale Paola Agabiti con la quale ho strettamente ed efficacemente collaborato. Ovviamente un grazie particolare alla mia famiglia per questi tre anni come minimo disordinati.

Sono stati tre anni difficilissimi, onerosi, per una serie di motivi e circostanze, dal dissesto al Covid ma non solo. Tre anni in cui non mi sono risparmiato, tutti i giorni, domeniche comprese, in cui ho voluto essere presente su ogni questione dalla più infinitesimale alla più importante e complessa, con determinazione. In questo tempo il mio ufficio è stato un porto di mare, non mi sono mai negato a qualsiasi ora del giorno. Ho avviato tavoli, gruppi di lavoro, ho riunito persone anche assai diverse fra loro. Ho cercato di aiutare tutti quelli che ho potuto, di trovare soluzioni e mediazioni. Ho cercato di inventare.

Certo, avrò anche sbagliato qualcosa. Anzi, ho sbagliato. Avrò deluso qualcuno, ma non ho mai voluto per forza piacere a tutti. Sono stato talvolta anche ruvido, però franco e intellettualmente onesto. Credo che, come nella vita, anche in politica e nell’esercizio di pubblico amministratore si debba pur dire qualche no, assumersi scelte e responsabilità. Ed io l’ho fatto. Chiedo scusa se non sempre ho compreso e se non sempre sono riuscito nelle mie intenzioni. Per alcune cose non c’è stato il tempo e il modo. Mi spiace.

So però che la goccia scava la roccia e la roccia ha incominciato ad essere incisa. Il mio lavoro, oltre che concreto, ha tentato anche di essere un lavoro sui cuori, sulla consapevolezza e sulla mentalità della gente, dei ternani, con un confronto continuo, assumendo anche qualche posizione impopolare. Quello che più mi ha fatto piacere è che qualche primo risultato si incominciava a vedere, a creare una rete, magari ancora caotica e insufficiente, di entusiasmo e rinnovata fiducia, nonostante le molte difficoltà. Questo processo è stato interrotto. Consentitemi, brutalmente.

Devo anche dire che, specie negli ultimi tempi, ho avvertito una certa solitudine, soprattutto internamente al palazzo. Escludo, almeno in tal caso, che sia colpa di quelli di prima (che pure ne hanno diverse). Resta dura a morire una certa attitudine a considerare ancora la cultura in un ruolo ancillare e marginale, anziché come un volano di economia, sviluppo e promozione. Stessa cosa dicasi, al di là delle petizioni di principio, per quanto riguarda una vera coscienza dell’essere un distretto turistico.

Ho voluto sin dall’inizio un assessorato unico che comprendesse cultura e turismo insieme, credo anche questo per la prima volta nella storia della città, ma anche alcune deleghe apparentemente minori come marketing territoriale e creatività, non per un capriccio o un vezzo. Ho infatti concepito da subito cultura e turismo come due facce inscindibili della stessa medaglia, quella di un possibile nuovo sviluppo di Terni che non escludesse il passato ma che potesse segnare il superamento delle mitologie, delle mistiche, delle abitudini e delle mononarrazioni esclusive che alla lunga hanno pesato sulla città, rendendola colpevolmente e intimamente subalterna, divisiva, chiusa, poco incline al nuovo e all’unita di intenti. Ho cercato di parlare di Terni come città turistica e dalla storia antica, tentando di innervare di qualche novità anche le politiche culturali. Su questo binomio e in questa visione mi sono costantemente mosso, con obiettivi e strategie precise. Credo possiate capire che tutto ciò non sia stato facile. Forse, troppo vasto programma, avrebbe detto De Gaulle. Ma ci ho creduto e ci ho provato con tutto me stesso. Ecco, non so se altri vi abbiano creduto altrettanto.

Credo di lasciare a chi verrà dopo di me una eredità non trascurabile di progetti, iniziative, programmi portati avanti ostinatamente, tra mille ostacoli e il più delle volte senza un soldo. Spero che almeno una parte di ciò sia portato a termine. Il totale sbrindellamento di quello che era il mio organico pacchetto di deleghe sinceramente mi fa temere il peggio. Spero di sbagliarmi. Potrei fare un elenco cospicuo di quanto fatto o impostato e che, del resto, non ho mai mancato di comunicare. Può essere stato bello o brutto, può essere piaciuto o meno. Ma è stato fatto. E certamente non ho scaldato la cadrega. Tantomeno per nessun stipendio stellare o aumentato al massimo come invece spesso si è detto e scritto.

Voglio ricordare brevemente solo alcune di queste cose fatte e impostate in questo triennio per quanto di mia competenza: il salvataggio del Briccialdi e il suo accompagnamento alla statalizzazione, la riassegnazione degli appalti del Caos e della Cascata alla quale ho aggiunto la gestione di Carsulae, altrimenti a rischio chiusura. A proposito di Cascata, in questi anni, a dispetto delle non poche difficoltà, ha prodotto numeri importanti, incassi importanti, nuovi servizi (ricordo i biglietti integrati o unici con Ferentillo, Carsulae, Narni sotterranea, palazzo Cesi ad Acquasparta) e forse mai come oggi questo nostro splendido sito ha avuto tanta visibilità. È anche in via di costituzione il Museo dell’opera della Cascata ai Campacci di Marmore. Allo stesso modo è iniziata una risalita di Carsulae, tra iniziative culturali, accordi di valorizzazione, flussi incoraggianti. L’invenzione di un festival culturale nel nome di San Valentino, il Valentine Fest che ha portato tanta gente al Caos con nomi internazionali di artisti, poeti, filosofi. L’innovazione dell’unico Cantamaggio normale che ho potuto organizzare: senza il sottoscritto non sarebbero nati Gente Cantamaggio (con i famosi carrelli e Carrucci), Gustamaggio con le cene di strada, il Magnamaggio. L’invenzione del Natale di Terni, con un brand, un format, un concept e che nel 2019 ci ha fatto vincere un importante premio nazionale, fra 300 città italiane candidate al miglior Natale. Grazie al mio impegno la disponibilità del patrimonio museale del Comune è aumentata di circa 4 milioni di euro in due anni: la scultura di Kostabi, il Telamone (senza il sottoscritto non sarebbe mai rientrato a Terni), il quadro ritrovato di Metelli da me personalmente riportato al museo ternano dalla Liguria.

Per non parlare della infrastrutturazione turistica della città (i pannelli tecnologici, le nuove guide e mappe), della riqualificazione e maggiore visibilità dello sportello turistico (Io Iat), il restyling radicale del sito comunale del turismo. I progetti di valorizzazione e messa in rete di siti e luoghi della cultura e del turismo, La Valle Incantata e Terre dei Borghi verdi, che sono in itinere e che vedono insieme 17 Comuni del Ternano, con Terni in posizione centrale quale porta dell’Umbria meridionale, e che rappresentano i primi esempi veri e concreti di quella area vasta di cui si è parlato per decenni. Il debutto quest’anno finalmente di quella Estate Ternana a lungo vagheggiata e che vede il ritorno di vecchi festival ( Carsulae teatro, Herman’s Festival, Jazzit a Collescipoli, Umbria Green Festival ecc.) e l’apparire di nuovi e prestigiosi, come Suoni Controvento. Potrei parlare della valorizzazione dei musei cittadini (tra qualche settimana vedrà la luce una sala di realtà aumentata al museo De Felice che riguarda la pala di Piermatteo d’Amelia), dell’Anfiteatro, dell’accordo, tramite biglietto agevolato, tra il nostro museo civico moderno e quello di Spoleto (sempre per guardare oltre la Conca), di decine di mostre da Andy Warhol ai maestri della grafica del 900, di restauri di sale e reperti, di visite guidate. A proposito, sono riuscito a riportare al nostro museo archeologico, dove sono ora esposti, una quantità di reperti delle necropoli ternane pre romane da anni sepolti nei depositi perugini. Potrei parlare del festival internazionale Gemellarte e dei murales realizzati di recente, dell’apertura prevista di un infoPoint innovativo alla Cascata, del nuovo e inedito percorso urbano di San Valentino, del lavoro fatto sui cammini. Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui.

Lascio dei progetti e dei programmi da terminare, lascio anche un gruzzolo strenuamente ottenuto e difeso con una serie di interventi già previsti (parlo della tassa di soggiorno). Spero non ne venga fatto strame. Alcune questioni, infine, pongo come prioritarie dal mio punto di vista e che affido all’amministrazione, lasciandole sul tavolo: il prosieguo di Umbria Film commission per la cui ricostituzione mi sono tanto battuto, affinché Terni conservi e consolidi un suo ruolo all’interno di essa; la chiusura positiva di una importantissima interlocuzione con un colosso del settore, a cui ho lavorato serratamente per due anni, per il salvataggio e il rilancio degli Studios di Papigno e del Cmm; la conferma di UJ a Terni che credo sia cosa fatta entro l’estate, grazie soprattutto alla Fondazione UJ, alla Regione e alla Fondazione Carit, nonostante alcune cose a mio avviso bizzarre che ho letto sulla stampa recentemente. Voglio precisare, scanso equivoci, che se c’è uno nella giunta Latini che in questi anni ha fatto la sua piccola parte per tale conferma quello sono io, anche in funzione dialettica. Ultimo ma non ultimo, c’è da condurre in porto, dopo qualche anno di interruzione, il concorso pianistico internazionale Casagrande che ho fatto in modo, insieme agli organizzatori, di programmare per il 2022. Sono convinto che il sindaco e la giunta sapranno chiudere il cerchio al meglio su queste partite fondamentali per Terni.

Nel mio piccolo e con tutti i miei limiti ho cercato di portare avanti un inizio di quella che alcune volte ho chiamato una rivoluzione gentile, di far convivere cose e dimensioni diverse, ho tentato di seminare in lungo e in largo, mi sono sforzato di tracciare nuovi percorsi, secondo l’idea di un assessorato non assistenziale e non passivo, ma proattivo. Fuori dalle logiche partitiche, settarie o di MinCulPop al contrario. Certamente in queste ore non nego una forte amarezza. Sono comunque contento di questa esperienza, ripeto, faticosissima, ma importante. Penso che questa città, fin troppo ripiegata e incattivita, ma dalle grandi potenzialità, abbia bisogno di una nuova convivenza, di comprensione, progettualità, coraggio, di rompere alcuni steccati e retaggi. E di scoprirsi bella e possibile, specie in settori finora impensati. Auguro a questa amministrazione e al sindaco Latini al quale mi lega una vecchia amicizia e al quale sono stato sempre leale (pur, devo dirlo, nella diversità dei caratteri e delle storie personali e senza lesinarci vicendevolmente anche qualche divergenza) di poter incarnare almeno in parte tutto questo. Quella rivoluzione gentile che avevo in mente nel luglio del 2018 e che attraverso le mie deleghe ho tentato di impostare e perseguire in questi anni.

Io ho fatto tutto quel che ho potuto, nelle condizioni date. Si poteva fare meglio? Probabilmente, sempre si può fare meglio. Ma ho anche imparato che spesso il meglio è nemico del bene. Ecco, tutto qui. Quel che avevo da dire l’ho detto. Vi ringrazio. E, chiedo venia a Cesare Pavese per l’impropria citazione, non fate troppi pettegolezzi. Se possibile”.

 

 

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