Terni Film Festival: prima di tutto la Luna e gli italiani

Presentazione del Festival Popoli e Religioni

TERNI – Dopo 15 anni Terni Film Festival Popoli e Religioni ha superato ogni ostacolo, si è consolidato anche nella fama di festival di qualità e non vuole arrendersi di fronte alla carenza di risorse, perché rimane pur sempre un “patrimonio” della città di Terni e della sua gente. Per non arrendersi sta disponendo una strategia di azione che – si spera – gli consentirà di sopravvivere in questi anni difficili, nella speranza di un futuro che veda riconoscere i meriti di chi ha contribuito a farlo crescere e a svilupparlo, vale a dire il lavoro infaticabile di centinaia di volontari. Detto questo, è First man, la traccia che il festival seguirà: il primo uomo inteso non solo come il primo individuo che 50 anni fa toccò il suolo della luna, ma primo inteso in senso archetipale, dalle origini ad oggi passando attraverso le tappe cruciali della sua evoluzione, se di evoluzione si può parlare oggigiorno. Sì, perché persino il mondo cattolico e del volontariato ternano da cui deriva strettamente il Terni film festival Popoli e Religioni che in questi ultimi quindici anni ha conquistato il titolo di miglior festival interreligioso in Italia, riconosce che viviamo in una società “disintegrata”, incattivita. Tutto questo senza considerare che ogni giorno – come ha ricordato il presidente della Caritas ternana Francesco Venturini – sei milioni e mezzo di italiani sono impegnati direttamente o indirettamente in progetti di volontariato, dall’accoglienza ai migranti al sostegno dei bisognosi. C’è grande bisogno di sostegno tra gli italiani oggigiorno (del resto tutti gli studi in proposito confermano che si è allargata la forbice tra ricchezza e povertà, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, n.d.r.) ed è proprio per questo che il secondo punto focale su cui il festival dei Popoli e delle Religioni concentrerà l’attenzione sarà dopo aver tanto peregrinato intorno al mondo e all’inclusione dell’“altro”, sia esso nigeriano, marocchino o indiano, proprio l’Italia, perché pur mantenendo le distanze dagli slogan politici, è pur vero che “gli italiani vengono prima” soprattutto quelli che si trovano in situazione di disagio. “Cercheremo di conoscerci meglio – spiega il direttore artistico Arnaldo Casalie lo faremo nelle modalità di una grande festa con l’apporto di danze, musiche e prodotti tipici non soltanto ternani, ma che arriveranno anche da altre regioni”. Sotto l’aspetto del marketing questo significa anche creare le condizioni perché siano coinvolti sponsor più o meno lontani. Già il marketing, l’aspetto finanziario, i soldi insomma.


Il Terni film festival rischia di disperdere per sempre il proprio prestigio e persino lo svolgimento. E’ in brutte acque a causa delle situazioni di dissesto finanziario sia del Comune che, nonostante ne riconosca la valenza, un fatto condiviso da tutte le forze politiche – ha spiegato l’assessore alla cultura Andrea Giuli – non può materialmente intervenire, mentre la Curia anch’essa in brutte acque finanziarie, ha dovuto centellinare i contributi. In compenso dopo tre anni di latitanza, il Ministero ha riaperto i cordoni della borsa e elargisce 10 mila euro alla bisogna. Sta di fatto che il festival 2019 si svolgerà con la metà delle risorse rispetto allo scorso anno. Per questo, e data la scarsissima attenzione verso il volontariato culturale – ha ricordato Casali – avvieremo una campagna di crowdfunding che tenterà di coinvolgere tutti”.
Insomma le risorse sono importanti se non si vuole disperdere tutto al vento anche considerando il fatto che l’intero budget a disposizione del festival circuita nel territorio. “Non è vero che con la cultura non si mangia”, è vero il contrario, senza considerare l’eco che essa produce nel mondo come nel caso della selezione dei due dei quindici titoli che il Terni Film Festival ha inviato alla Conferenza dei festival interreligiosi (quest’anno si svolgerà in Armenia). Dei due film selezionati uno è prodotto tutto ternano del regista Giacomo Moschetti. Al momento il bando pubblico per la presentazione dei film (sia corti che lungometraggi), dopo una sola settimana, ha fatto registrare già cento iscrizioni. Nei prossimi giorni, inoltre, verrà reso pubblico un altro bando sul tema del volontariato, un bando che scadrà in ottobre, un mese prima del previsto inizio del festival (dal 9 al 17 novembre). Per ora gli organizzatori, tra cui il direttore dell’Istess Stefania Parisi – si mantengono piuttosto abbottonati, non vogliono scoprire le loro carte prima di metterle in tavola, ma Casali giura che “vi stupiremo con gli effetti speciali” e di effetti speciali deve proprio trattarsi se è vero che ogni giorno verrà proiettato un film sul tema della luna a partire da film d’antan muti che verranno animati con gruppi musicali dal vivo.

Naturalmente non mancherà la proiezione di “Fisrt Man”, film dello scorso anno sulla vicenda dell’allunaggio. Nell’ambito del festival si svolgerà anche il Premio Gastone Moschin con l’obiettivo di rendere omaggio “a chi porta l’Umbria nel cinema e chi porta il cinema in Umbria”. Infine il vescovo Giuseppe Piemontese che indica l’evocatività del titolo “First Man” per “rimettere l’uomo al centro in un momento in cui la vita vale sempre meno” come in Brasile o in Venezuela dove uomini vengono uccisi per 10 euro. Monsignor Piemontese ha citato Paolo VI che nel concludere il Concilio Vaticano II, fece riferimento all’uomo “fenomenico”, un uomo che ride, che piange, che si attiva, che crea. Oggi l’uomo degli spostamenti, della scienza, della salvaguardia dell’ambiente, ma anche, come in Bosnia Erzegovina l’uomo, soprattutto giovane che ha bisogno di aiuto, in un Paese dove la rotta balcanica dei migranti non si è mai interrotta e dove, nonostante gli sforzi per cancellare i drammi del passato, qua e là emergono “testimonianze” devastanti della guerra.

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