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Tommaso Bori: "Cultura e spettacolo, il tempo stringe". Giusto consigliere, ma non si tratta di un microcosmo

Ora o, poi, potrebbe essere tardi. Su Vivo Umbria che si occupa per vocazione di cultura, spettacolo, arte, lo andiamo ripetendo da mesi, ormai. La nostra inchiesta sul teatro che avrebbe aperto in Umbria, giorno dopo giorno, dimostra che il “comparto”, estremamente variegato peraltro, è in seria difficoltà. Molto seria. Per questo salutiamo con soddisfazione l’insistenza con la quale il capogruppo del Partito democratico a Palazzo Cesaroni, Tommaso Bori, torna a sollecitare misure dell’esecutivo regionale a sostegno di questi settori allo stremo.
“La Regione, attraverso l’assessore Agabiti e la Commissione competente dell’Assemblea legislativa, si faccia carico in maniera responsabile della difficile situazione del mondo della cultura e dello spettacolo. Serve un segnale di attenzione serio, per questo torniamo a rinnovare, alla presidente della Terza commissione, Eleonora Pace, la richiesta di audizione degli operatori del settore a partire dal coordinamento Attrici – attori – danzatrici – danzatori – umbri (Aaddu), Uniti e l’associazione ‘Mestieri del cinema umbro’”. Bori, infatti, nei giorni scorsi ha incontrato alcuni operatori del settore insieme al senatore Roberto Rampi, per “raccogliere ulteriormente istanze e proposte di un settore strategico per il rilancio dell’Umbria”.
“Si avvii una seria discussione sul futuro della cultura – spiega Bori – anche attraverso la mozione relativa al programma di Umbria Sounds, rinviata in commissione e all’atto che ho presentato qualche giorno fa, che vuole impegnare la Giunta regionale a prevedere un incremento delle risorse per il sostegno alla cultura, alle attività di spettacolo e al settore dell’intrattenimento. Diverse sono le problematiche del comparto che chiediamo di risolvere. Gli operatori che lavorano nel territorio umbro hanno bisogno di superare lo stanziamento annuale e con i soli residui di bilancio, attraverso piani triennali e risorse certe che consentano la programmazione strutturata. Necessario, inoltre, un tavolo di confronto aperto a tutti gli operatori locali del settore”.
Dato a Cesare quel che gli spetta, ci scuserà il consigliere regionale, ora, per la nostra franchezza. La definizione del comparto, letteralmente da lui definita “microcosmo”, infatti, è perlomeno infelice. “Il mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo – ha detto – è un microcosmo che, anche in relazione alla crisi economica, va messo in condizioni di superare questa fase. Senza sostegno rischia di non sopravvivere”.
Comprendiamo che il settore sanità di cui lui è certamente più competente anche in relazione alla professione che esercita, assorbe risorse, interesse pubblico, riverberazioni sociali  macro. La scala dei valori, purtroppo, nel caso della cultura è sempre stata approssimativa, quasi ai margini del superfluo, glielo concediamo. Ma come lei sostiene, Bori, stavolta è materia delicata e sostanziale da affrontare. Dove le parole contano. L’auspicio è che il suo lavoro contribuisca a trasformare, finalmente, il micro in macro.
Foto di copertina tratta da vita.it

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