Tommaso Bori (Pd): “Pazienti trasferiti fuori regione per mancanza di posti di terapia intensiva”

PERUGIA – “È notizia di questi giorni che dall’Azienda Ospedaliera di Perugia alcuni pazienti sono stati trasferiti fuori regione per mancanza di posti di terapia intensiva; due di questi risultano essere stati trasportati a Roma attraverso il servizio di elisoccorso attivo presso la Centrale remota per le operazioni soccorso sanitario di Pistoia con notevoli costi”. L’intervento del capogruppo Pd in consiglio regionale Tommaso Bori chiede che sia fatta chiarezza sulla vicenda visto che “appare quanto mai singolare che, nonostante ci sia un ospedale da campo allestito da mesi di fronte al Santa Maria della Misericordia, inaugurato a fine dicembre dalla presidente della Regione, Tesei, si debba arrivare a ricorrere al trasferimento di pazienti presso altre strutture con un significativo aggravio di costi per la sanità. Per questo motivo riteniamo doveroso che l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, chiarisca quanto prima il perché sono stati annunciati 38 posti letto in più, che dovevano essere già disponibili presso quella struttura mobile dal costo milionario, ovvero, 12 di terapia intensiva, 16 di sub-intensiva e i restanti 10 per degenze ordinarie, ma, ancora oggi, a fronte del suo mancato utilizzo, non si può far altro che trasferire pazienti fuori regione”.

“Crediamo – prosegue Bori – sia legittimo pretendere trasparenza sulla vicenda informando debitamente i cittadini umbri su quali impedimenti stiano gravando sulla mancata funzionalità di quella struttura che è arrivata a costare tra i 3,5 e i 4 milioni di euro di risorse pubbliche. A sorpresa, inoltre, si apprende solo da alcuni giornali la notizia che l’ospedale da campo sarà presto trasformato in una nuova sorta di grande pre-triage del pronto soccorso o in un reparto di osservazione breve aggiuntivo. Sarebbe opportuno che la Giunta regionale spieghi come si possa giustificare un investimento enorme pagato dalla collettività a fronte di un utilizzo del tutto sottodimensionato rispetto alle aspettative. Chiediamo la certezza che la struttura sia idonea e conforme a quanto previsto. Riteniamo quindi necessario – conclude Bori – denunciare pubblicamente questi fatti perché non intendiamo arrenderci all’idea che l’Umbria non sia più in grado di prendersi autonomamente cura dei propri pazienti, così come non sia capace di smaltire le scorte di vaccini e velocizzare il piano di immunizzazione. Serve chiarezza e un cambio di rotta repentino prima che sia troppo tardi”.

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