Tra Narni e Nera Montoro un paradiso che aspetta di essere scoperto

Porto di Stifone a Narni

NARNI – Tra Narni e Nera Montoro c’è un luogo magico nella sua unicità articolato in una serie di molteplici sensazioni che procura di pari passo al variare dell’aspetto paesaggistico, ma soprattutto al fruscio dell’acqua che scorre e che si innerva in mille rigagnoli e altrettante grandi pozze cristalline, in anfratti e piccole anse dove poter posare lo sguardo su tanta meraviglia, ma anche sulle strutture che costeggiano il fiume Nera. Lì tra Narni e Nera Montoro e poco dopo il Porto di Stifone che da decenni aspetta una sua definitiva valorizzazione, in un’esplosione di verdi e di acqua che passa gradualmente dalle sfumature del verde all’indaco e all’azzurro, c’è la Domus Octavia da qualche anno abitata dall’artista Alvaro Caponi, una dimora da sogno che sembra scaturire da un libro di fiabe. Immenso è lo stupore nello scoprire che a pochi chilometri dalla città dove domina la cultura dell’acciaio e che, nonostante tutti i tentativi di diversificazione industriale, continua ad essere il core business dei ternani, un mondo altro che riconcilia con la natura e con le sue più belle manifestazioni, possa manifestare tanto fascino. Il luogo in realtà era molto conosciuto sin dall’antichità, per l’esattezza all’era Romana, quando venne scelto dalla suocera di Plinio il Giovane a propria dimora.

Successivamente, nel XII secolo vi furono innestati tre mulini utili sia alla panificazione che alla conceria delle pelli. Di questi tre mulini, due sono in stato di quasi completo abbandono e l’altro è stato quasi del tutto inghiottito dalla vegetazione. Ma tutto intorno lo scorrere dell’acqua e il cinguettio degli uccelli sembrano comporre una melodia ipnotica, mentre i chiaro scuri dell’alternarsi di luce e ombra sul verde rendono l’idea di un mondo sospeso tra antichità e natura: una natura semi-addomesticata che ha ancora bisogno dell’intervento dell’uomo per una completa e definitiva valorizzazione. La dimora è adiacente ad un laghetto naturale, immerso in una ricca vegetazione, alimentato da sorgenti di acqua oligominerale, che può essere utilizzato come “Frigidarium”. La casa, come detto, sorge in prossimità del fiume Nera, che in questo punto è risalibile in canoa per circa 600 metri e lungo il percorso è possibile imbattersi in antichi reperti romani risalenti al III secolo avanti Cristo, compreso il Porto di Stifone che fu ampiamente utilizzato dai Romani per usi diversi. Vicino Alla Domus Octavia vi è infatti un bacino di carenaggio per la costruzione di navi, un porto di attracco ed una cava di pietra per macine da mulino ed è possibile imbattersi in nutrie, gabbiani, aironi, falchi ed altre specie animali. Attorno alla costruzione si estende un parco ombroso e trova collocazione una artistica piscina di forma irregolare ricavata tra le rocce, con doccia e vasca idromassaggio collegata alla vasca principale. Una meraviglia per gli occhi e per l’anima che qui appare ritrovare tutti gli elementi per vivere momenti di pace e tranquillità. E’ ormai accertato che Clive Staples Lewis, autore della saga suddivisa in sette tomi “Le Cronache di Narnia” abbia fatto riferimento a Livio e Plinio il Vecchio che parlano del Porto di Stifone e anche alle testimonianze di Strabone e Tacito, nei quali si accenna alla navigabilità del fiume Nera, sulla cui riva sinistra si trova appunto l’antico porto. Un patrimonio dunque inestimabile sia dal punto di vista storico che archeologico che aspetta, come detto, di essere definitivamente preso in considerazione e valorizzato. Anni di promesse e di impegni politici, mai resi effettivi, danno l’idea di quanto l’Italia e in particolare l’Umbria abbia bisogno di un vero progetto per rendersi apprezzabile e appetibile agli occhi di turisti che non oserebbero neanche sognare luoghi come questo nei propri paesi di origine. Finora gli unici apprezzabili interventi di ripulitura dalla vorticosa vegetazione che rischia di avvolgere tutto come in una giungla tropicale, sono stati quelli dei volontari della zona consapevoli dell’unicità del loro patrimonio storico.

 
 

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