PERUGIA – Il disastro del Vajont, 60 anni fa, fu causato da una sottovalutane della fragilità del territorio dove fu costruita la diga che causò la morte di quasi 2.000 persone e la distruzione di interi borghi. Doveva – forse meglio, poteva – rappresentare un segnale di quanto una sottovalutazione può generare, così come continuiamo a sottostimare gli effetti del cambiamento climatico nel pianeta.
Per risvegliare le coscienze, per capire da dove veniamo e affrontare un problema che viene sottostimato, Marco Paolini, attore e narratore con uno spiccato senso civico e consapevolezza sociale ha coinvolto in un ampio progetto di coscienza civile più di cento teatri, dove grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale dei teatri e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, ai luoghi non specificamente deputati al teatro come scuole e centrali dell’acqua, e ciascuno realizzerà un proprio allestimento di VajontS sulla base delle peculiarità del suo territorio.
L’impegno dello Stabile dell’Umbria
Protagnisti del progetto in Umbria, il TSU e Fontemaggiore. Parliamo di questo VajontS con Bianca Maria Ragni responsabile della programmazione del circuito del Teatro Stabile dell’Umbria.
– Il TSU come è coinvolto in questa iniziativa?
“Abbiamo scelto di aderire mettendo a disposizione il Teatro Monarchi– risponde Ragni – quindi l’iniziativa, che è in collaborazione con Fontemaggiore, si svolgerà sul palco del Morlacchi e abbiamo già esaurito tutti i posti. Da ricordare che l’evento è gratuito”.
– Paolini parla di una orazione civile corale, sa dirmi qualcosa di più?
Ci hanno fornito il testo già rilavorato, nel senso che Marco Paolini ha già apportato dei tagli lasciando la possibilità di rielaborarlo ulteriormente o, volendo, semplicemente trovare altre storie che abbiano un nesso con l’emergenza climatica o comunque di raccontarle con le modalità e i linguaggi più vari.
– Storie e vicende accadute nel territorio di riferimento?
Noi abbiamo deciso con i soggetti che sono coinvolti di usare il testo di Paolini. E non di fare un testo nuovo, perché comunque per fortuna, almeno qui in queste zone, specificatamente le alluvioni non sono così frequenti e gravi.
La nostra scelta è stata quella, collaborando con Fontemaggiore, con il Laboratorio dell’Università degli studi di Perugia e con il Collettivo INC di dare queste tre preletture, per cui la prima parte del testo viene in qualche maniera interpretata dal Laboratorio Mutazioni di Fontemaggiore di Beatrice Ripoli e Valentina Renzulli con i loro 16 allievi. Ci sarà poi una sorta di passaggio alla seconda parte, a cura del Collettivo di danza. Quindi la cosa interessante è che questo tema della catastrofe verrà interpretato anche attraverso un linguaggio non verbale. Terza parte che sarà in realtà la seconda parte del testo a cura del Laboratorio teatrale universitario diretto dalla nostra Vittoria Corallo. E ci sono nove studenti che partecipano a questa seconda parte. La cosa interessante è che avranno proprio dei linguaggi dei codici molto diversi.
E tutto si bloccherà alle ore 22 e 39, nel momento esatto in cui accadde il disastro.
Diciamo che con un fermo immagine ci sarà un momento particolare. Dovrebbe esserci per l’appunto, un danzatore o una danzatrice che compie un’azione che in quel momento sospenda il tempo e quindi c’è questo atto simbolico in tutti i teatri. Detto questo, ci sarà poi proprio anche una registrazione di tre minuti per ogni soggetto coinvolto che sarà visibile sulla piattaforma della Fabbrica del mondo.
Fontemaggiore protagonista
“Abbiamo selezionato i nostri allievi – spiega Beatrice Ripoli– anche in base alle possibilità che ci si presentavano (alcuni allievi sono già impegnati con la scuola); abbiamo cercato di creare un gruppo eterogeneo soprattutto perché ci piaceva che questa esperienza potesse essere abbastanza trasversale, anche per una questione davvero di memoria. Abbiamo anche una ragazzina molto giovane che ha 15 anni che è un po’ la mascotte del gruppo.
Perché, insomma, bisogna trasferire nella memoria anche dei ragazzi la tragedia dalla quale veniamo e attraverso un’azione di teatro civile, cioè di un’esperienza così drammatica che speriamo tutti non si ripeta. Abbiamo tentato, insomma, di portare altri ragazzi giovani, ma che, come dicevo, questa iniziativa va in concomitanza con l’inizio della scuola, quindi molti ci hanno detto no, non ce la faccio. Abbiamo fatto le prove la sera dopo cena.
Poi abbiamo questa ragazza bravissima che ha 15 anni. Giovanissima e, diciamo, in rappresentanza dei più giovani e per questo motivo, come spiegavo, il gruppo è abbastanza eterogeneo per quanto riguarda l’età, ma anche per le provenienze, perché poi ci sono allievi nostri studenti, allievi più esperti, altri meno.
Come sempre ci piace lavorare nella varietà”.[
Obiettivo: coinvolgere i giovani
Ripoli spiega ancora: “Paolini ha tenuto più volte a specificare che si tratta di una preghiera laica. Per questo è importante parlarne anche con i giovani e quindi ecco l’Università. Non solo noi qui in Umbria, ma ho sentito anche altri colleghi, molti si sono orientati in questo senso per cercare di sensibilizzare le frange più giovani della popolazione. Il nostro obiettivo era far parlare il testo principalmente, quindi abbiamo ridotto tutto proprio all’essenza. Sono tutti vestiti di bianco, movimenti molto semplici, usiamo soltanto tre sedie in tutti i 40 minuti”.