Uffici postali e disservizi, interrogazione in Consiglio regionale

 

PERUGIA – “Da mesi chiediamo di attivare un tavolo congiunto tra Regione, Anci Umbria e Poste Italiane che possa servire a risolvere il problema degli orari e degli accessi agli Uffici postali”. Così i consiglieri regionali Michele Bettarelli, Tommaso Bori e Fabio Paparelli (Pd) puntano il dito sulla Giunta regionale perché “sorda e indifferente rispetto a quanti stanno chiedendo, da più parti, che vengano affrontati e risolti i problemi legati all’accesso dei cittadini agli Uffici postali”. E annunciando la presentazione di una interrogazione.

“Non sono bastate le nostre reiterate richieste di intervento, gli appelli delle associazioni dei consumatori, dei sindaci, i picchetti e le petizioni – ricordano i tre consiglieri Dem – affinché il Governo regionale arrivasse a mostrare il minimo interesse per risolvere questo problema. Ancora oggi, infatti, già dalla prima mattina è possibile scorgere davanti agli Uffici postali di quasi tutta l’Umbria, la presenza di numerose file, che spesso si protraggono per tutto l’arco della giornata. In altri casi gli Uffici postali vengono aperti solo uno o due giorni a settimana, in altri solo la mattina, in altri casi addirittura il solo pomeriggio, cosicché le persone che lavorano sono di fatto impossibilitati ad usufruire dei servizi”.

Per Bettarelli, Bori e Paparelli, “tale situazione, oltre ad essere contraria alle norme basilari per la sicurezza della salute pubblica, disattende nei fatti, seppur involontariamente, le indicazioni internazionali, nazionali e regionali per il contrasto del contagio da Covid 19. Negli scorsi anni – ricordano i tre consiglieri – grazie ad un’azione coordinata tra le Giunte regionali di Centrosinistra, Anci Umbria e Poste Italiane, è stato possibile costruire un confronto costruttivo per risolvere problemi contingenti e a condividere scelte organizzative che garantissero servizi migliori. Oggi, come in passato è quanto mai necessario rivedere alcune scelte organizzative, al fine di tutelare la salute pubblica e l’efficienza di questi servizi essenziali ed indifferibili, proprio perché fruiti perlopiù dalle categorie più fragili e più esposte anche ai rischi di contagio”.

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