Umbria Jazz è un passo avanti nella sfida dell’ecosostenibilità

PERUGIA – Che sarebbe stata un’edizione di “emergenza” lo si sapeva da tempo. L’incertezza dettata dai tempi della pandemia ha infine prodotto più di uno sconquasso nel programma di Umbria Jazz ’21. E così dopo Tom Jones, Ben Harper, Jamie Cullum, Edmar Castaneda e Grégoire Maret, vari cambi di formazione come quello del trio di Brad Mehldau in sostituzione del quartetto Redman, Mehldau, Mcbride, Blade, l’ultima variazione di programma è quella che riguarda Gino Paoli che non sarà presente alla serata finale prevista per domenica 18 luglio all’Arena Santa Giuliana a causa di una indisposizione. Il programma della serata vede confermati i tre set con Danilo Rea, i Funk Off e il Quinteto Astor Piazzolla. Le eventuali richieste di rimborso potranno essere effettuate attraverso i canali di acquisto del biglietto entro il 22 luglio, ricordando che non potrà essere richiesto in caso di utilizzo del biglietto accedendo al concerto.

Intanto Umbria Jazz continua con convinzione ad adottare buone pratiche in materia di tutela di ambiente e sostenibilità. Giampiero Rasimelli che cura il progetto che dovrebbe condurre al 100% di impatto zero entro il 2023 ce ne parla. “Innanzitutto va ricordato che Umbria Jazz ha ottenuto la certificazione di primo festival con la certificazione “EcoEvents”, vale a dire che Umbria Jazz ha risposto a una serie di requisiti richiesti in un apposito questionario (dalla mobilità sostenibile, all’energia pulita, dal food a chilometri zero, alla plastic free, dall’impegno per la cooperazione internazionale, alla raccolta differenziata). E nel work in progress verso l’impatto zero, nell’edizione ’21 di Umbria Jazz sono due le sostanziali novità in tema di ecosostenibilità: il primo è l’accordo con la Gesenu perché le bottiglie di plastica possano essere raccolte in appositi contenitori per poi essere riciclate; l’altro aspetto innovativo, è il primo esperimento di compatibilità ambientale dei box che distribuiscono street food all’Arena, quest’anno tutti in legno, e questo aspetto apre una lunga prospettiva. Siamo intanto arrivati all’81% di punteggio e contiamo entro due anni di arrivare al 100%. Da sottolineare che con la certificazione ottenuta abbiamo anticipato quel che accadrà nell’attuazione del Pnrr, che prevede nel capitolo Turismo e Cultura dell’introduzione di criteri minimi per la ecosostenibilità dei festival e dei grandi eventi culturali. Noi dunque anticipiamo una buona pratica a livello nazionale che poi diventerà un obbligo di qui a qualche tempo, Grandi “macchine” come Umbria Jazz – conclude Rasimelli – hanno il dovere di misurarsi con tutta la progettualità che il Pnrr metterà in moto, perché sul versante energetico, oppure sul tema della presenza di questi festival nei centri storici ci sarà una sfida progettuale anche molto forte: io spero che Umbria Jazz abbia l’ambizione e la capacità di giocarla questa sfida. Spero che l’Umbria da questo punto di vista possa diventare un laboratorio sotto la guida della Regione e quindi sperimentare un’iniziativa più articolata”.

 

 

 

 

 

 

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