Un’assenza spettacolare per i lavoratori della cultura, protesta a Perugia

PERUGIA Fondazioni, associazioni, cooperative: il mondo dei lavoratori dello spettacolo è estremante frastagliato, ma è un mondo in continuo fermento che assorbe più di altri le novità anche tecnologiche che si affacciano sulle scene. E’ il caso, ad esempio, dei lavoratori dell’audiovisivo e dei grandi raduni musicali che allestiscono scenografie sempre più sorprendenti.

Eppure qualcosa non torna perché se è vero che ogni euro investito in cultura ne produce almeno tre e fornisce importanti input a una vasta porzione di indotto, non appare comprensibile perché alla cultura è comunque riservato il ruolo di Cenerentola sulle scene dell’economia nazionale, forse perché quegli “artisti che ci divertono tanto” non sono considerati degni di un’attenzione maggiore perché giullari o “bambini” che al massino possono solo aspirare a continuare a dire che il “re è nudo”. Tutti sanno che il re è nudo, ma preferiscono continuare a fare finta di niente.

 

 

Non rimane che “gridare” allora, urlare che così non è possibile andare avanti e che la dignità di lavoratori è lesa e che non basta rifinanziare i più penalizzati dalla crisi, ma è necessario, tutti insieme, dai Comuni alle Regioni, al Ministero riprogettare l’intero settore, anche alla luce delle esperienze consolidate in altri paesi europei come la Francia e la Germania. Così anche a Perugia questa mattina in piazza Italia lavoratori dei circhi, del teatro e delle scuole danze, ballerini e dj, scenografi e attrezzisti, artigiani, coreografi, fonici e specialisti del suono, elettricisti, manovali si sono uniti alla protesta di molti altri colleghi in tutta Italia in un momento drammatico per il settore dello spettacolo. Decine le iniziative nelle città italiane per accendere i riflettori su un settore tra i più colpiti dalle chiusure introdotte dall’ultimo Dpcm che di fatto vieta la fruizione di film e spettacoli teatrali e concerti. Tutto lo spettacolo italiano è stato chiamato Alla protesta da Cgil Slc, Fistel-Cisl e Uilcom Uil, i sindacati di settore. La denuncia di una “assenza spettacolare” – il riferimento è al governo – è stato il grido più sostenuto: non ci sono aiuti, non ci sono prospettive, ma le chiusure si susseguono, e ormai la difficoltà è anche quella di trovare forme di sussistenza e di sopravvivenza.

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