Valnerina: il 16 agosto si festeggia San Rocco all’edicola di Gabbio

FERENTILLO – In occasione della festività di San Rocco, il 16 agosto si terrà alle ore 9 all’edicola di San Rocco tra gli ulivi sul monte sopra a Matterella la messa officiata dal parroco don Simone Maggi.
Rocco e Sebastiano sono stati sempre nella fede cristiana, fin dalle origini, i Santi invocati contro peste ed epidemie. Molte edicole e cappelle rupestri a loro dedicate sono anche per questo state edificate fuori dai centri abitati. Ciò perché nei secoli addietro, proprio in occasione di eventi pandemici e di pestilenze, questi erano luoghi dove ci si poteva soffermare in aperta campagna per invocare l’ intercessione dei due Santi.
In alcuni scritti conservati presso l’archivio di Spoleto, si ha memoria di interventi di sistemazione e copertura con calcina di affreschi esposti nelle parti inferiori delle pareti di cappelle campestri e chiese, soggette ad essere  venute a contatto, in questa evenienza,  con i fedeli. Del resto queste cappelle sono situate lungo sentieri e strade che mettevano in contatto i centri con le frazioni.
A Vallo di Nera l’edicola si trova lungo la strada che dal Borgo dei Casali conduce a Castel San Felice e Sant’anatolia: qui l’edicola di San Rocco è sul sentiero a mezza costa, tra gli ulivi, che da Ferentillo conduce a Gabbio, per poi proseguire per Nicciano Loreno e tramite il fitto bosco delle falde del Solenne alla Abbazia di San Pietro in Valle. L’edicola si presenta, come struttura architettonica, quasi identica a quella delle Forche. Ingresso con arco ora, con cancello in ferro battuto. Interno voltato a crociera, e una ampia finestra ad arco verso sud. Sulla parete di sinistra, altare con nicchia, dove era affrescato un dipinto raffigurante la Madonna in trono col Bambino Gesù seduto sul ginocchio sinistro e ai lati San Sebastiano e San Rocco, protettori, appunto contro le epidemie. Altri frammentari affreschi rimangono sulle pareti laterali ma di scarsa interpretazione. Esternamente, in coincidenza con la nicchia di altare,  una absidiola in pietra. Gli affreschi, anche se come detto sono di scarsa interpretazione, si possono attribuire sicuramente alla mano di un allievo di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, addirittura a Giovanni di Girolamo Brunotti per la delicatezza di alcune parti anatomiche che affiorano nei superstiti pezzi di intonaco. Ma anche i colori sono ben saldati ancora, come ad esempio nel vestito della Vergine, e di una porzione del San Rocco.
L’edicola nella sua parte strutturale, è stata recuperata alcuni anni fa grazie alla volontà e dedizione di alcuni residenti, ma gli affreschi sono andati perduti per sempre. I più anziani ricordano che l’edicola è stata utilizzata fino agli anni ’60 come rimessa di attrezzi per la coltivazione degli ulivi, come rimessaggio per animali: pecore e asini.
Oggi l’edicola senza i suoi affreschi rinascimentali che avrebbero coperto tutte le pareti, è oggetto di visita da parte di pellegrini ed escursionisti lungo questa mulattiera immersa nel verde. Qui poco più avanti, nel fitto bosco, si può incontrare una calcinaia e alcune fontanelle di acqua naturale.
Ogni anno in occasione della festività di San Rocco, il gruppo di fedeli parte da largo Furio Miselli e si inoltra lungo il sentiero per raggiungere la cappella e assistere al rito religioso. Tradizioni che non devono scomparire per mantenere integra non solo la fede e la devozione ma anche dare dignità ai luoghi immersi nel silenzio e nella stupenda meraviglia della natura unica e incontaminata che questo territorio della Valnerina sa offrire.

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