Vanni Capoccia: “Il presepio del Perugino tenero come la nonna”

Ospitiamo spesso le riflessioni di Vanni Capoccia. Nel sua pagina Facebook ce n’è una stamani particolarmente significativa e adatta alla giornata. Gliela “rubiamo”, sperando ci perdonerà questo furto letterario, perché parte proprio dall’arte e dalla capacità che essa ha di sintetizzare, evidenziare, amplificare, divulgare, esaltare sentimenti ed emozioni che possiamo condividere. E questo è uno di quei giorni per farlo.

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Il presepio del Perugino tenero come la nonna

di Vanni Capoccia
L’Epifania non è la festa che tutte le feste si porta via ma la festa più tenera che ci sia, ci ricorda la nonna e in tanti abbiamo una nonna che ci vuole bene o da ricordare. Io per esempio ho avuto una nonna “adottiva” che mi ha voluto bene tanto quanto ne ho voluto io a lei, per la Befana mi metteva al collo una collana che faceva con qualche cioccolatino, caramelle, mandarini e fichi secchi: buonissimi.
E penso che nessun pittore abbia disegnato un’Epifania più tenera, affettuosa e vera di quella dipinta dal Perugino per i suoi paesani di Città della Pieve. Sembra che abbia chiesto al lago e al cielo di essere tersi come dopo la tramontana, al venticello di rendere tremule l’aria e le piante e a tutti i paesani di scendere dalle colline umbre verso la capanna, di suonare la cornamusa, di mettersi in posa, di portare i loro animali.
Perugino, Adorazione dei Magi, Oratorio dei Bianchi, Città della Pieve
Come quel cagnolino impertinente al centro che invece di star fermo manda segnali di gioco al bue che poverino con un occhio guarda quel fastidioso animaletto bianco con l’altro il Bambino nudo da scaldare.  E sì, il presepio del Perugino è un concentrato di tenerezze, proprio come la nonna.

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