Visioninmusica, applausi per la “Morabeza” globale di Tosca

TERNI – L’Anfiteatro Fausto ha ospitato Tosca e la sua Morabeza, per la conclusione della versione estiva di Visioninmusica. Silvia Alunni ci dice che l’evento è sold out e ribadisce “che non abbiamo voluto arrenderci” e se è vero che chi la dura, la vince il pubblico è qui per assistere a questa conquista – o riconquista che sia.

Sul palco c’è un salotto sudamericano, le tonalità sono quelle calde del rosso. Sullo sfondo un grande albero e sulla ribalta un globo, sempre in rosso. L’attacco di Morabeza è un ritorno, malinconico, nostalgico eppure così vitale. Parla di casa. Per chi ha familiarità con la brasiliana saudade, la morabeza che è una parola creola, può sembrare un concetto simile ma in realtà è di più. La partenza è sempre quella struggente nostalgia delle proprie radici che eppure è “una nostalgia che non desidera” ci spiega Tosca durante il concerto. Il rimpianto è sublimato nel presente dalla consapevolezza di ciò che è stato, l’esperienza è spirituale e la musica riesce a evocare perfettamente questa complessità del repertorio animico.

Tutto di questa musica è caldo, e va molto oltre la musica stessa: è un sentimento che avvolge, è epico perché qui ci sono tutti i tempi e tutti i Paesi che per quanto lontani, ci appartengono intimamente. Stasera sul palco c’è il mondo intero, il globo ce lo aveva annunciato. C’è la contaminazione, ci sono i ritmi e le lingue – italiano, portoghese, arabo, francese, romanesco – mescolate in un gioco sapiente che è esplorazione colta. Il tono è appassionato, non si risparmia mai, indaga le potenzialità espressive delle voci e degli strumenti, le combinazioni sono sorprendenti. Questa musica è un concentrato denso di registri e sonorità, che spaziano dalla delicatezza, al tango, dal cabaret al lento. La restituzione è un flusso di magia dove Tosca gioca con i suoi musicisti, di cui è orgogliosa e si vede. Osservare una sintonia così perfetta, un feeling così acceso, è raro. È evidente che vengono da tante serate insieme, sono affiatati, entusiasti e il pubblico apprezza.

Dopo un’ora e mezza, gli applausi sono lunghi e meritati. Tosca esce un paio di minuti e poi rientra per gli ultimi due pezzi. È soddisfatta ma “a forza di cantare in tante lingue ho dimenticato la mia perché di questi tempi nulla è scontato.”

Un concerto di quasi due ore, generoso oltre ogni aspettativa. Un’esperienza che è una celebrazione, che ha molto della sacralità del rito. E tutta la platea che si è alzata cantando e ballando insieme a Tosca a fine concerto, l’ha vissuto e lo sa.

Sul palco, insieme a Tosca, Massimo De Lorenzi alla chitarra; Giovanna Famulari, violoncello, piano e voce; Elisabetta Pasquale al contrabasso; Luca Scorziello alla batteria e Fabia Salvucci per i vocals.

Sara Costanzi

                                                                                                                                                                       Foto: Alberto Bravini

 

 

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