Caterina Fiocchetti: "Fare rete, restare uniti e ripartire con una coscienza nuova"

Prosegue l’inchiesta di Vivo Umbria sulla riapertura, presunta tale, dei teatri nella nostra regione che è soprattutto incentrata a capire cosa è accaduto e accadrà agli artisti, a coloro che si occupano di spettacolo. In Italia già prima del Covid 19 si discuteva della precarietà del settore. Adesso le difficoltà sono aumentate. Abbiamo intervistato Caterina Fiocchetti, attrice, docente e artista, che sottolinea con forza l’importanza di fare rete e restare uniti “per affrontare la ripartenza con una coscienza nuova”.

Come ha vissuto il periodo di emergenza Covid-19?
Giusto in tempo prima dello stop decretato dal Governo sono riuscita ad andare in scena con uno spettacolo, era il 29 febbraio. Dopo quattro giorni mi sono ritrovata a sospendere diversi lavori che avevo all’attivo e a rimandare progetti imminenti. All’inizio mi sembrava incredibile e surreale, difficile orientarsi su cosa fare, cosa pensare! Con l’emergenza sanitaria qualsiasi questione passava in secondo piano e sembrava veramente di vivere nell’opera teatrale di Eugène Ionesco. Qualsiasi proposta artistica poteva risultare fuori luogo e superflua. Nonostante i dubbi su cosa fosse giusto fare o non fare, durante la quarantena ho contribuito ad alcune iniziative culturali on-line e ad altri eventi alternativi ed estemporanei. L’on-line ha rappresentato un’àncora per mandare avanti qualche attività, ma per ovvi motivi non può sostituire l’esperienza dello spettacolo dal vivo. 
Un aspetto molto positivo e forse epocale è stato veder nascere molti movimenti di categoria e  far parte di un fermento di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo dal vivo che ci vede tuttora in contatto e in confronto tra noi per affrontare la ripartenza con una coscienza nuova. Ad esempio in Umbria è nato ADU “Attrici Attori Danzatrici e Danzatori Umbri un movimento, che ha una base al momento virtuale, in cui discutiamo le criticità del nostro settore, studiamo e proponiamo possibili soluzioni, ci confrontiamo con il movimento nazionale A2U e con il sindacato SAI-CGIL regionale. Un’esperienza molto importante a livello politico e sociale. Artisticamente ho continuato a progettare e a raccogliere risorse ed idee per la ripartenza.
Cosa sta facendo in questo momento di riapertura?
La riapertura di alcune strutture non è sintomo di una vera ripresa: non tutti i soggetti e gli spazi performativi possono far fronte alle nuove disposizioni, è un piccolo passo sì ma la maggior parte degli artisti e operatori dello spettacolo dal vivo, indipendenti e autonomi, che rappresentano la vivacità del tessuto artistico e culturale, sono ancora in un limbo. Personalmente sto riprendendo in mano alcune collaborazioni, ma con difficoltà burocratiche e gestionali.
 Quali aspettative ha rispetto ai prossimi mesi?
Forse si andrà ancora avanti per un po’ con il virtuale, sperando che non prenda vantaggio sulla presenza fisica (purtroppo il nostro lavoro si basa proprio sulla presenza!). So della ripresa di alcuni festival teatrali e alcune produzioni che prevedono prove con l’adozione di tutte le disposizioni di sicurezza. Provando ad immaginare, vedo scenari in cui lo spettacolo dal vivo sarà a disposizione di un pubblico contingentato, immagino soprattutto monologhi e nomi famosi o spettacoli con trovate sceniche per far passare l’utilizzo delle mascherine e dei guanti o per mantenere la distanza di sicurezza! Però immagino anche una potenziale opportunità di collaborazione tra artisti e operatori con grande margine di creatività.
Di cosa ha bisogno attualmente il teatro per ricollocarsi bene nel mondo culturale e spiccare il volo?
 È difficile rispondere ora, sono fortemente cambiati i parametri e siamo in un terreno tutto da esplorare. Decisiva sarà anche la reazione del pubblico al ritorno in teatro, alla fruizione delle opere e alla frequentazione degli spazi. Questo periodo straordinario ha anche fatto emergere in modo chiaro le criticità del sistema che si occupa della gestione spettacolo dal vivo. Ancor prima di spiccare il volo, il teatro va tutelato, va evitato che si paralizzi o che si riduca l’attività artistica e di ricerca e che torni ad essere un luogo in cui il pubblico si senta a proprio agio. A livello regionale, al fine di non perdere la vivacità del fermento teatrale, potrebbe essere fruttuosa una collaborazione più intensa e sinergica tra enti finanziati pubblicamente e attività e artisti indipendenti.  Forse per ripartire è importante anche non dimenticare il principio che il settore dello spettacolo dal vivo è composto da lavoratrici e lavoratori in carne ed ossa che producono un valore culturale, umano ed economico importante per una comunità sana rappresentata dal pubblico che lo frequenta, perciò vanno tutelate tutte le operatrici e gli operatori che lo animano.
 
 
 

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