Oggi il Teatro di Sacco compie 35 anni, per Roberto Biselli un compleanno agrodolce

PERUGIA – Roberto Biselli è un “animale” di e da teatro. Appassionato. Ha diligentemente e assiduamente studiato i maestri del teatro nazionale e internazionale e poi è andato in cerca di luoghi e ambiti utili per dare vita all’arte in cui credeva e crede. Tant’è, ha creato il Teatro di Sacco che proprio oggi festeggia i suoi 35 anni di vita. Buon compleanno.
“Grazie per gli auguri graditissimi ma vengo al sodo dell’inchiesta che state portando avanti come Vivo Umbria: la nostra regione ha problemi di politica culturale gravi di cui, ritengo, molti cittadini sono all’oscuro. Frutto di una sostanziale assenza da anni di dibattito politico-culturale fattivo. L’ultima data utile in tal senso è quella del 1999, con la Conferenza regionale dello spettacolo dell’Era Bracco”.
Stati generali, se non sbaglio…
“Sì, con il risultato che dopo aver fatto di tutto e di più per essere invitati al confronto-dibattito,  non è servito assolutamente a nulla. Dico questo convinto del fatto che non c’è mai stata la volontà di ascoltare realmente gli operatori culturali di questa regione considerati, loro malgrado, poco affidabili”.
Però il Teatro di Sacco era ed è culturalmente affidabile visti i 35 anni di attività. 
“Detto che avremmo voluto fare una grande festa, al momento di spegnere le candeline c’è la gioia di aver portato avanti un progetto fortemente voluto e desiderato che ha permesso anche la crescita di operatori culturali umbri passati attraverso di noi. C’è la certezza di aver costruito eventi coerenti al nostro progetto virtuoso di un teatro indipendente che resiste. Noi ci definiamo una Compagnia Glocal, capace di cogliere le peculiarità del nostro territorio e capace al tempo stesso di confrontarsi con un panorama più ampio”.
Un esempio per tutti?
“Lo spettacolo al Lanificio dismesso di Ponte Felino, con cento maestranze artistiche coinvolte, con più di 5 mila spettatori. Progetto che fu poi abbandonato a se stesso. Ciò mi ha fatto riflettere sul senso concreto dell’attenzione della politica verso queste istanze culturali: vennero tutti, a partire dall’allora presidente della Regione, ma non è cambiato nulla”.
Dunque cosa vale la pena festeggiare?
“Il percorso fatto e maturato con i nostri allievi e il rapporto con alcune istituzioni. Per il resto più che un respiro progettuale parlerei di sospiro”.
Spente le candeline, cosa resta nell’aria?
“Celebriamo il nostro compleanno in coincidenza di un clima pesantissimo per il futuro dello spettacolo dal vivo. Voglio dire che il Teatro di Sacco ha gestito al meglio con le sue risorse il periodo di clausura con iniziative apprezzate e partecipate; coinvolgendo peraltro colleghi che abbiamo pagato, elemento non secondario, per la loro presenza.  Ci siamo rapportati inoltre con altre realtà italiane cogliendone opportunità e preziosi contatti. Il problema fondamentale per l’Umbria è rimasto lo stesso: siamo alla legge del 1980 incentrata sulle grandi manifestazioni e istituzioni che non discuto nel merito se riferite a quel periodo storico ma che, oggettivamente, oggi vanno ridiscusse: dal Tsu a Spoleto Festival, dallo Sperimentale al Festival delle Nazioni. Hanno assolto il loro compito rispetto al quale sono state sostenute e finanziate? L’esperienza diretta mi dice che da queste grandi iniziative culturali personalmente e per quanto riguarda le produzioni del Teatro di Sacco, non abbiamo ricevuto né sviluppo, né tutela, né sostegno, né promozione”.
Che fare, allora?
“Un ragionamento, finalmente, di ampio respiro. Non si può continuare a pensare solo alla stagione del Morlacchi. In Umbria ci sono decine di colleghi e di professionisti che lavorano per la formazione, nelle scuole, fanno laboratori, creano spettacoli ma non abbiamo una legge adeguata, e la 17 in vigore, è insufficiente e per di più non ha risorse. Come Teatro di Sacco abbiamo un bilancio di circa 100 mila euro, in base alla normativa vigente ne riceviamo dalla regione Umbria, circa mille euro, rispetto ai 15 mila di 10 anni fa. Dall’ultima legge regionale, peraltro, non abbiamo ricevuto contributo. C’è qualcosa che non va”.
Quadro fosco…
“Che si inserisce nell’ambito di una normativa nazionale che non tutela chi opera nella cultura. L’Umbria, a sua volta, ha professionalità e qualità mai valorizzate, a mio avviso, come avrebbero meritato, per di più in una logica divisiva piuttosto che inclusiva”.
A lei, chi glielo fa fare?
“Non potevo far altro che questo. Lo sapevo da ragazzino. La carriera di notaio prefigurata da mia madre non era fatta per me. Poi l’ingresso nella Bottega di Gassmann ha fatto il resto”.
Poi il rientro in Umbria…
“Erano gli Anni Ottanta e ritenevo ci fossero  opportunità importanti da cogliere. Che oggettivamente c’erano”.
Il regalo per questo compleanno. Iniziamo dall’assessore regionale alla Cultura, Paola Agabiti.
“Incontrarla”.
Assessore del Comune di Perugia, Leonardo Varasano.
“Continuare ad avere la collaborazione instaurata grazie al rispetto, all’umiltà, alla voglia di capire, reciprocamente condivisa”.
Il pubblico.
“Alla nostra festa aspettavamo 5 mila persone”.
Lo Stabile dell’Umbria.
“Francamente nulla. Del resto sono attore professionista dal 1979 e non ho mai ricevuto né una convocazione per un provino, né un incontro per una eventuale produzione”.
Dalla redazione di Vivo Umbria che al teatro, tutto, guarda con attenzione, tanti auguri e lunga vita al Teatro di Sacco.
 
 
 

Articoli correlati

Commenti

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com