Intervista a Gabriella Greison: in scena stasera a Narni la rock star della fisica

La definizione “Rockstar della fisica” le piace parecchio. Detto che trovare una descrizione esaustiva per Gabriella Greison è davvero complicato. E’ infatti fisica, scrittrice, drammaturga, divulgatrice scientifica, fa tv e radio, è performer teatrale.
Il punto di partenza è senza dubbio la laurea in fisica nucleare presa a Milano. Poi vengono i due anni di lavoro all’Ecole Polytechnique di Parigi. Da qui Greison ha preso spunto per sperimentare tutto ciò che poteva avere un collegamento con questa scienza che studia la materia, il suo comportamento nello spazio e nel tempo e che ,soprattutto, ha due elementi di cui lei è ampiamente dotata: energia e forza. Una … fisica bestiale verrebbe da cantare.
L’altro dato assodato è che questo suo modo di intendere la fisica le ha consentito di parlarne in termini inusuali, nuovi, persino rivoluzionari rispetto agli stereotipi con cui consideriamo la fisica e chi la studia.

 

Gabriella Greison sarà a Narni, stavolta in veste di performer teatrale, proprio oggi, 22 giugno all’Auditorium San Domenico (ore 21, ingresso gratuito). Presenterà il suo monologo “Sei donne che hanno cambiato il mondo”. Un’occasione per parlare con lei di questo e, come nostra consuetudine, di altro.

– Iniziamo da queste sei donne che a suo avviso hanno cambiato il mondo: chi sono?
“Marie Curie, Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Maric. Per me sono state dei punti di riferimento sia quando ero studentessa che dopo. Ho guardato nelle vite di queste grandi scienziate, nel loro modo di approcciare la fisica che era sempre stata appannaggio degli uomini in un periodo in cui alle donne spettavano altri compiti: curare la famiglia, i figli e così via. Questa loro voglia di affermarsi in campo scientifico è diventata la mia stessa missione di vita”.
– Nello spettacolo come riesce a rappresentarle tutte?
Le racconto in prima persona in sei luoghi diversi del palco, facendo emergere anche le loro differenze.
– Sono molto diverse?
Tessere di un puzzle dove noi siamo ciascuna di loro: una volta Marie Curie, un’altra Rosalind Franklin. Le accomuna, come detto, la voglia di emergere e oggi abbiamo bisogno di questi riferimenti per capire come fare.
– Qual è la fisica che sente più vicina a lei e perché?
Hedy Lamarr. Ha creato il nostro wifi e allo stesso tempo è stata la donna più bella del mondo fino all’arrivo di Marilyn Monroe. Ha recitato con Clark Gable, Spencer Tracy, Lana Turner, Judy Garland. La doppia vita delle persone mi incuriosisce. Mi affascina il cambiamento.
– Un commento del suo pubblico che l’ha colpita?
Concludo lo spettacolo con il racconto di Mileva Maric, la prima moglie di Einstein. Al termine di una delle tante repliche una ragazza mi disse che la Maric avrebbe meritato uno spettacolo a sé. Anche perché nel frattempo ho personalmente fatto domanda per farle attribuire la laurea postuma dal Politecnico di Zurigo proprio perché il maschilismo imperante dell’epoca lo aveva impedito. La richiesta di quella ragazza, in effetti, è condivisa da molti spettatori.
– Perché a sentire la parola “fisica” ci si spaventa tanto?
Per due motivi: i media l’hanno sempre raccontata come una disciplina difficile, ostica. Perfino quando devono intervistare me esce fuori una sorta di timore. L’altro è che è stata sempre messa in bocca a professori anziani, posizionati alla lavagna. Il tutto si traduce in un metodologia d’insegnamento sorpassata. Al quinto anno si dovrebbe approcciare l’intelligenza artificiale, adesso a malapena si arriva all’equazione di Marcus. Si passa troppo su Newton.
– Da 10 anni fa divulgazione scientifica, per un periodo anche in Rai. Ha scritto dieci libri, ha fatto radio, recita i suoi monologhi e crea podcast. Tormentone finale: un aggettivo per ciascuna di queste sue applicazioni. Cos’è per lei la tv?
Un contenitore dove potrei portare messaggi efficaci se mi invitassero un po’ più spesso.
– Scrivere?
La vita. Non avevo una voce, me la sono creata con e grazie alla scrittura.
– La radio?
Infinità. Puoi parlare a chiunque in maniera intima. Vale anche per i podcast.
– Il teatro?
Una prateria dove posso correre, finalmente, ovunque io voglia. C’è una frase con la quale chiudo ogni spettacolo: è la fisica baby. E’ diventato un tormentone sui social, assorbito dall’immensa platea dei giovani. Ne ho fatto persino un merchandising.

– Se si dovesse personificare la fisica davanti a lei, cosa le direbbe? 
Ma sono io la fisica! Sarebbe come parlare con me stessa. Basterebbe specchiarmi.

Già… Intanto l’anima rock di Greison si palesa persino su tik tok. Qui risponde a quesiti ipotetici che compaiono nelle canzoni: come alla domanda di Ligabue a che ora è la fine del mondo o a quella di Vasco che si chiede se c’è un senso a questa vita.
E confessa: “Vorrei conoscere Mogol per avere la sua approvazione a queste mie risposte”. Con la forza della fisica ‘made in Greison’, niente è da escludere fino a prova contraria.

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