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La lunga ritirata del credito bancario, anni di frenata per le imprese umbre

PERUGIA – Dal secondo trimestre 2019 al secondo trimestre 2025 il credito reale alle imprese umbre è sceso più di un quarto e, rispetto al 2018, la contrazione raggiunge il 36,6% Al netto dell’inflazione sono evaporati quasi 3,5 miliardi di euro, che diventano oltre 5,1 miliardi nel confronto più lungo con il 2018. Le costruzioni segnano un crollo del 62% E tra 2024 e 2025 il credito continua a ridursi di un ulteriore 5,5%, contro il -1% dell’Italia.

La dichiarazione:

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “Il credito alle imprese umbre si è ridotto anno dopo anno e oggi il conto è evidente. Quando mancano risorse finanziarie, mancano anche investimenti e prospettive di crescita. Il problema non riguarda solo le banche o le imprese, ma l’intero sistema economico regionale. Serve ricostruire fiducia, perché senza fiducia il credito non riparte. Occorre rimettere in moto il dialogo tra imprese e sistema bancario. E creare condizioni che rendano conveniente tornare a investire in Umbria. È una sfida decisiva per il futuro della regione”.

Negli ultimi anni, e in modo continuativo, il credito bancario alle imprese umbre si è progressivamente ritirato. Non si tratta di una flessione episodica né di un assestamento legato a singoli cicli economici, ma di una dinamica strutturale che accompagna l’economia regionale dal periodo precedente alla pandemia fino all’attualità e che, nel tempo, si è consolidata senza mostrare reali segnali di inversione. È questa la chiave di lettura che emerge dall’analisi condotta dalla Camera di Commercio dell’Umbria sui dati ufficiali della banca dati statistica della Banca d’Italia.

Va chiarito subito un elemento centrale: tutti i dati che presentiamo sono espressi in termini reali, ossia al netto dell’inflazione, grazie a una rielaborazione che utilizza i dati Istat sui prezzi al consumo. Questo consente di misurare la reale capacità di finanziamento del sistema produttivo, depurata dall’erosione del potere d’acquisto della moneta. Quando si parla di imprese, il riferimento è alle società non finanziarie e alle famiglie produttrici, vale a dire micro-attività economiche e imprese a conduzione familiare con un massimo di cinque addetti. I prestiti considerati sono inoltre al netto delle sofferenze bancarie, che restano escluse dal computo.

Dal pre-Covid a oggi: una contrazione che si è stratificata nel tempo

Il confronto temporale mostra con chiarezza la portata del fenomeno. Tra il secondo trimestre 2025 e il secondo trimestre 2019, ultimo anno prima della crisi pandemica, il credito reale alle imprese umbre si è ridotto del 28,3%. Estendendo il confronto al 2018, la contrazione raggiunge -36,6%. Si tratta di un dato più negativo della media nazionale e che colloca l’Umbria in una posizione di difficoltà anche rispetto a molte altre regioni del Centro Italia.

Questa riduzione non è avvenuta in un solo momento, ma si è accumulata nel corso degli anni, attraversando fasi diverse: l’espansione post-Covid sostenuta da politiche monetarie straordinariamente espansive, il successivo irrigidimento legato all’aumento dei tassi di interesse a partire dal 2022 e, infine, la fase più recente, in cui la discesa dei tassi non ha prodotto una ripresa del credito.

Miliardi di euro in meno per il sistema produttivo

Osservando i valori assoluti, la dimensione della perdita diventa ancora più evidente. In termini reali, tra il 2019 e il 2025 quasi 3,5 miliardi di euro di credito alle imprese sono venuti meno. Se il confronto viene effettuato con il 2018, la riduzione supera i 5,1 miliardi di euro. Si tratta di risorse che, nel tempo, non hanno più alimentato investimenti, liquidità aziendale e processi di crescita, incidendo direttamente sulla capacità competitiva del tessuto produttivo regionale.

Settori colpiti in modo asimmetrico

La contrazione del credito non ha interessato in modo uniforme i diversi comparti. Le costruzioni risultano il settore più penalizzato, con una riduzione reale del credito del 62%, che raggiunge -63,2% in provincia di Perugia e -58,9% in quella di Terni. Seguono i servizi, con -36,8%, e l’industria manifatturiera, che registra -26,1%, ma con una penalizzazione particolarmente marcata nel Ternano (-37,1%).

Il ruolo degli intermediari bancari

Dal lato dell’offerta, la contrazione del credito riflette comportamenti differenziati. Le banche classificate dalla Banca d’Italia come “piccole” sono quelle che hanno ridotto maggiormente l’esposizione, con -29,6% tra il 2019 e il 2025. Seguono le banche “minori” e quelle “medie”. Le banche maggiori, pur riducendo anch’esse il credito, hanno contenuto la flessione al 17,4%, segnalando una maggiore capacità di tenuta.

Prestito medio in calo e divario territoriale

Nel 2025, un’impresa umbra dispone in media di 114 mila euro di credito bancario, contro una media nazionale di 133 mila euro. Nel Centro Italia il Lazio registra 154 mila euro, la Toscana 129 mila, mentre le Marche risultano sostanzialmente allineate all’Umbria. Il confronto storico conferma il ridimensionamento: nel 2019 il prestito medio in Umbria era pari a 155 mila euro, a testimonianza di una perdita progressiva di capacità finanziaria.

Il dato più recente conferma la tendenza

L’analisi dell’ultimo anno mostra che la dinamica non si è arrestata. Tra il secondo trimestre 2024 e il secondo trimestre 2025, il credito reale alle imprese umbre si è ulteriormente ridotto del 5,5%, pari a oltre 514 milioni di euro. Una contrazione nettamente superiore a quella registrata a livello nazionale e nel resto del Centro Italia, che rafforza l’idea di una fragilità strutturale del contesto regionale.

Credito e investimenti: un legame che si è indebolito

Come evidenziato dai rapporti della Banca d’Italia – Filiale di Perugia, la contrazione del credito è il risultato di una domanda più debole da parte delle imprese, legata a investimenti contenuti e a un clima di fiducia ancora basso, e di politiche di offerta prudenti da parte degli intermediari bancari. Le imprese richiedono meno finanziamenti perché investono meno; le banche, a loro volta, mantengono criteri selettivi, soprattutto verso micro e piccole imprese, che rappresentano una parte rilevante del sistema produttivo umbro.

Una questione strutturale che guarda avanti

La riduzione del credito procede così di pari passo con investimenti privati modestirallentamento dell’edilizia dopo la fine degli incentivi fiscali e una crescita economica contenuta, sostenuta soprattutto dagli investimenti pubblici e dal PNRR, che non compensano pienamente la debolezza della domanda privata. Il quadro che emerge non riguarda soltanto il passato recente, ma chiama in causa le prospettive di sviluppo dell’Umbria: riattivare il circuito tra credito, investimenti e crescita resta una condizione essenziale per rafforzare la competitività del sistema economico regionale nei prossimi anni.

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