Marco Scolastra: la bellezza della musica è saper cogliere le emozioni che ogni compositore ha voluto trasmetterci

FOLIGNO – E’ l’anima della musica quella che ti conquista quando ascolti il maestro Marco Scolastra suonare Bach, Mozart, Joplin piuttosto che Gershwin. Chiudi gli occhi e ciascun compositore sembra esserti accanto, come se improvvisamente la dimensione spazio-tempo non esistesse più. E’ la musica che ti gira intorno, direbbe Ivano Fossati, risucchiandoti nella sua spirale di bellezza. E sì, perché il pianista concertista folignate – apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico internazionale, nonché direttore artistico dell’Associazione Amici della Musica di Foligno – riesce a far rivivere attraverso le sue esecuzioni lo spirito e la passione con cui ciascun autore ha tramandato ai posteri lavori immensi ed unici. Non una qualità comune e neppure un’esagerazione sottolinearlo, tenuto poi conto che Scolastra è la modestia in persona. Tanto che non esita a non definirsi un’artista, ma piuttosto – per dirla con le parole di un grande compositore, Ferruccio Busoni “ogni interpretazione è una ri-creazione”. Certosinità nello studio, nella conoscenza dello strumento musicale, nell’approfondimento della figura degli autori e dei contesti nei quali hanno gli spartiti hanno preso forma: è questo lo spirito guida del musicista folignate.

Lo incontriamo a Villa Roncalli, dove si trova il suo studio. Un angolo di paradiso dove avviene la preparazione per tutti i concerti che lo portano in giro per l’Italia e per il mondo: “L’ importante è cercare di sentire e poi capire quello che il compositore ha voluto esprimere in quella musica – ci dice il maestro – è fondamentale sentire e capire: attraverso la conoscenza, lo studio, lo stile”. Esigentissimo con se stesso più del pubblico che accorre per applaudirlo in cornici straordinarie. Come nel caso dell’Amiata Piano Festival, in cui dal vivo è stato realizzato il suo ultimo disco “John Sebastian Bach. Concerti per 2, 3 e 4 pianoforti e orchestra” per l’etichetta Decca insieme a Maurizio Baglini, Gianluca Luisi, Marcello Mazzoni, Andrea Padova, i Solisti Filarmonici Italiani e Federico Guglielmo. Il disco – un doppio cd – è in uscita in questi giorni con distribuzione internazionale. “Il ricordo dell’esperienza all’Amiata Piano Festival è idilliaco – ammette Marco Scolastra – un incontro d’arte alla maniera rinascimentale. Molte le cose che lo hanno reso speciale: il perfetto connubio tra natura meravigliosa e architettura del Forum Fondazione Bertarelli; il silenzio, oggi sempre più raro, la sinfonia artistica e la convivialità tra noi pianisti e l’orchestra; i bravissimi collaboratori del festival, il pubblico molto attento”. Quando parli con Scolastra ti rendi conto di quanto sia fondamentale cogliere l’emozione che suscita il sentimento della musica che stai ascoltando. A condizione che il suo esecutore riesca a trasmettertela. E questo è proprio “il patto” che si instaura tra il pubblico e il maestro folignate, impegnato in una ricerca che non finisce mai. “E’ essenziale – tiene a sottolineare – studiare la musica dal punto di vista tecnico, meccanico, cercando di conciliare quel sentire iniziale con una elaborazione che è quella dello studio del pianoforte, del nostro corpo (coinvolto per intero) dando vita ad un insieme di emotività, stile e meccanica che deve essere perfettamente bilanciato”. Mai dare nulla per scontato, insomma, neppure se quel brano lo hai eseguito già cento volte: ogni concerto è sempre qualcosa di nuovo, di straordinario, a suo modo unico e irripetibile. E il pubblico è ugualmente una componente essenziale, irrinunciabile.


Il curriculum di Marco Scolastra è lunghissimo e i cartelloni lo hanno visto al fianco di grandi nomi della musica e del teatro come Vadim Brodski, Renato Bruson, Max René Cosotti, Roberto Fabbriciani, Arnoldo Foà, Fejes Quartet, Corrado Giuffredi, Raina Kabaivanska, Daniela Mazzucato, il Quartetto d’Archi del Teatro di San Carlo, Marianna Pizzolato, Jerzy Radziwilowicz, Desirée Rancatore, Ugo Pagliai. Come solista, si è esibito in formazioni cameristiche e con orchestra per importanti istituzioni musicali italiane e straniere come il Teatro “La Fenice” di Venezia o il “San Carlo” di Napoli. Una vita per la musica, la sua. Un autentico d’amore ripetuto ogni volta che le sue dita affondano nella tastiera di un pianoforte.

 

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