Mimmo Coletti, come e perché la mostra di Franco Venanti

Abbiamo chiesto al giornalista e critico d’arte Mimmo Coletti che ha curato la mostra di Franco Venanti, di illuminarci sulle modalità e l’impronta che caratterizzano l’allestimento di Palazzo della Penna, a Perugia. Ne  viene fuori il tratteggio raffinato, puntuale, competente del percorso dell’artista Venanti e anche dell’Uomo. Ringraziamo Mimmo Coletti, dunque,  per questo interessantissimo e illuminante intervento che gentilmente ha riservato ai lettori di Vivoumbria.

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Franco Venenti, tra il colore e il bianco e nero

di Mimmo Coletti

L’occasione giusta per gustare il percorso di un pittore la offre Franco Venanti con la sua mostra a Palazzo della Penna. Si tratta di un appuntamento che diventa un simbolo squillante della sua vita artistica, perché composto da una quarantina di opere che comunque riescono a stabilire una visione esatta delle stagioni creative. Si parte dagli anni Settanta e si arriva ad oggi con una figurazione che risente della realtà attraversata, sempre intravista con grande attenzione tra spunti biografici, trasalimenti, poesia infinita, premonizioni e interrogativi.

 

Venanti dall’alto di una tecnica sovrana tesse la costruzione lenticolare delle velature, stati d’animo e figure appena accennate in un crepuscolo quasi liquido, si immerge nei contrasti del Medioevo, santi e guerrieri, battaglie e orazioni, il potere delle armi e la sfida della fede, usa le citazioni di epoche passate per dar forza ai temi. Per tutte queste ultime si può ricordare il quadro del Perugino visto da un perugino.

E di seguito l’entropia (pure secondo San Giovanni), la dissoluzione del mondo, coriandoli di immagini, pioggia di provocazioni, urla colorate. Il Cristo, dice, è morto due volte tra colpevoli indifferenze. Un istante di requie ed è il momento degli angeli che danzano nei cieli, con garbo eseguono uno spogliarello malizioso di una modella, sono sostituiti man mano da astronauti. In Venanti fondamentali diventano l’ironia sottesa o fragrante, la satira anche violenta. Non esiste un’opera che non induca alla riflessione, alla rilettura: una immaginazione creativa straordinaria, battente, senza mai un cedimento. E questo si vede anche nel corpo del bianco e nero, tecniche miste e olio su tela o semplicemente pittura ad olio. E si dispiega l’Apocalisse, i ritratti, il soggetto della libertà, le modelle ammiccanti.

 

La rassegna si completa con una serie di sculture, volti enigmatici come totem, sorridenti in un universo privato. Tutto sotto la direzione dello stesso Franco che ammicca in un quadro visibile all’ingresso: impugna il pennello come una bacchetta d’orchestra. E la musica risuona.

La presentazione ai Notari è stata coinvolgente, folla eccezionale, gente rimasta sulla scala della Vaccara, applausi, affetto. Che si può volere di più?

Apertura fino al 9 gennaio, tutti i giorni tranne il lunedì.

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