Terni, tre luoghi simbolo reimmaginati in un progetto di esperienza artistica

TERNI – “Racconti di Immaginazione Urbana” è il progetto che esplora e anima con l’arte tre luoghi simbolo di Terni, integrando illustrazione, video e storytelling. Nato come progetto formativo, Racconti di Immaginazione Urbana è diventato qualcosa di più. Gli ingredienti di partenza sono tre: l’illustrazione – il mezzo, la città di Terni – il supporto – e i luoghi lamentati – il pretesto. Il risultato è un’esperienza artistica partecipata di spessore umano che ha coinvolto le persone che vivono e frequentano la terrazza del Caos (chiusa da poco), il quartiere Matteotti e lo spiazzo privato recintato tra via Angeloni e Largo Cairoli.

Ne parliamo con Alessandra Caraffa del Mip – Ministero dell’Immaginazione Pubblica, il soggetto che ha promosso l’operazione e con Giulia Ceccarani e Lorenzo Bernardini, l’illustratrice e il videomaker che hanno dato vita ai racconti.

Caraffa è, insieme a Giacinto Compagnone, la referente del Mip, l’esperienza nata a gennaio 2019 quando la cooperativa Le Macchine Celibi ha vinto l’appalto delle Politiche Giovanili del Comune di Terni. “L’appalto inizialmente era rivolto all’animazione nei centri giovanili ma quando sono stati messi a bando, abbiamo puntato tutto sulla formazione gratuita per i giovani, dai 14 ai 35 anni.” Oggi nel Comune di Terni, la situazione dei centri giovanili non è stata ancora risolta. Ne consegue che i giovani faticano a trovare luoghi di aggregazione e l’arrivo della pandemia ha ulteriormente complicato la situazione. “Ci siamo ritrovati a fare attività in pieno contesto pandemico e abbiamo dovuto superare i limiti che le modalità di formazione tradizionali ci ponevano. Abbiamo sperimentato una video didattica originale, prima con Nexus e Daniel De La Crew e poi con Gabriella Compagnone e i suoi “Racconti di Sabbia”. Racconti di Immaginazione Urbana è il terzo esperimento della serie.”

“Il corso canonico non rispecchiava la nostra volontà” ci dice Lorenzo Bernardini. “Di tutorial online sull’illustrazione ce ne sono moltissimi. Entrambi avevamo l’esigenza di guardare alla città con occhi nuovi, coinvolgendo le nuove generazioni, unendo illustrazione e video” racconta Ceccarani. I racconti sono partiti da uno spazio complesso, quello della terrazza e del laghetto del Caos. La terrazza da circa un mese è stata chiusa dall’Amministrazione perché ritenuta un luogo potenzialmente pericoloso. Tante le persone che Ceccarani e Bernardini hanno intervistato a partire da aprile e le cui voci sono state inserite nei video. Persone che vivono i luoghi, che in parte i due conoscevano già e in parte hanno incontrato durante il lavoro. “Con questo progetto ci rivolgiamo alla collettività, superando l’autoreferenzialità dei corsi che parlano solo agli interessati. Molto di quello che faccio passa per l’immaginazione delle persone e la volontà era di raccontare non solamente la Terni bella” prosegue Ceccarani.

Il luogo dove hanno raccolto più testimonianze è stato il quartiere Matteotti. Realizzato fra la 1969 e il 1975 su progetto dell’architetto Giancarlo De Carlo, su commissione della Società Terni Acciaierie, è stato il frutto di un processo partecipativo unico in Italia. Furono coinvolte le famiglie operaie destinatarie delle abitazioni e sulle loro aspettative e esigenze, fu modulata la progettazione. “Quartiere Matteotti per me che ci andavo a giocare da bambina, era incredibile. Si può arrivare alla fine di una stecca senza scendere mai.” Quello che fino a qualche anno fa, era un quartiere innovativo sotto molti aspetti – basti pensare che qui, all’asilo comunale “Il Panda” si insegnava yoga ai bambini già negli anni ’80 – oggi fatica a trovare una nuova identità. Eppure la voglia di raccontarsi è tanta, anche se i lavori non si sono mai conclusi, anche se le attività hanno chiuso. “Qui bisogna rompere con la progettualità e parlare con le persone” sottolinea Bernardini.

 

L’ultimo luogo dei racconti, è un vero e proprio non luogo: si tratta del quadrato recintato nei pressi di Largo Cairoli. Un’enclave di asfalto, che è un piccolo deserto urbano in pieno centro storico. Fino a qualche anno fa era un parcheggio, oggi c’è una catena che ne delimita il perimetro. “C’è questa mentalità diffusa in città. Si preferisce abbandonare un luogo a sé stesso piuttosto che valorizzarlo, magari guadagnandoci. Questo accade anche per i tanti negozi sfitti i cui proprietari, preferiscono tenerli vuoti” dice Bernardini.

L’esperienza del Mip a fine mese, giungerà a termine. “Quello che vogliamo lasciare alla città, è qualcosa di utile per i ragazzi. Ci interessa che Terni trovi la sua identità a prescindere da quello che ci piace dire” conclude Caraffa.

Sara Costanzi

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