Il FAI adotta San Salvatore in Campi: dalle macerie a una nuova vita

NORCIA – Il FAI adotta la chiesa di San Salvatore in Campi di Norcia (ex chiesa di Santa Maria). Mai più però potrà restituire all’occhio e alla cultura la bellezza e la tanta arte che era conservata da secoli  al suo interno. Un buon settanta percento dei frammenti, dei dipinti e della Iconostasi, dei rosoni ecc. sono stati recuperati e messi a restauro presso i depositi regionali.

Il Fai sta contribuendo per far rivivere queste opere mentre la Soprintendenza auspica e fa appello a sostenere la ricostruzione dello stesso edificio. Colpito da numerosi eventi sismici San Salvatore ha sempre resistito all’onda tellurica, ma la violenza dell’ evento del 2016 e’ stato fatale al crollo: nulla potrà tornare come prima. Per chi conosce l’ edificio, la sua storia, l’arte che conteneva al suo interno, vederla così ridotta, piange il cuore… mano tra i capelli…. nell’anima solo disperazione. La chiesa attendeva i pellegrini e i turisti su quella radura, appena vicino alle sorgenti del Campiano, nel magico silenzio  pregno di spiritualita’.
 

Ma andiamo a scoprire, rovistando nella storia, e facendo memoria, quello che racchiudeva: volte dipinte, archi decorati, affreschi, sculture… una galleria d’arte…. La chiesa e’ stata edificata su un preesistente insediamento Sabino, successivamente fu occupato dai romani e poi in epoca altomedievale. Li tra  l’incrocio tra il “cardo maximus” con il “decumanus” sorgeva il tempietto che con il cristianesimo fu dedicato a Santa Maria e successivamente a San Salvatore. Qui sono stati ritrovati molti frammenti di epigrafi e fittili e residui architettonici. I primi restauri avvenuti nel 1969 attestarono che la parete sinistra era stata  costruita da grossi blocchi di epoca romana, sarcofagi, avanzi di frontoni ed epigrafe. Di questa presenza romana lo testimoniava Il battistero, residuo di un’ara pagana.
L’ originaria Pieve, di puro romanico era di dimensioni assai ridotte, infatti, dopo il terremoto della prima metà del XIV secolo (1320), questa piccola pieve, fu ampliata a quattro campate, con una sola navata salvando l’Iconostasi con il Crocefisso. Sulla facciata fu aperto un portale con arco ovale e sopra fu posto l’Agnello Crucifero. La torre campanaria in pietra a base quadrata. L’ opera di decorazione interna fu commissionata a vari artisti, da parte dei benedettini che la governavano. Le decorazioni, prima con la grande Cricifissione sullo stile giottesco ( pie donne, cavalieri, soldati), tra i Santi titolari dell’ ordine ossia i Santi Benedetto e Scolastica, a opera di pittori marchigiani, poi gli affreschi nella parete di sinistra sullo stile abruzzese. Nel XV secolo, l’edificio, come afferma A. Fabbi, subi’ un altra modifica, fu ingrandito a due navate, ricavando i piloni sulla parete di destra e innalzando le volte a crociera innervate di costoloni. Di questo periodo erano le decorazioni eseguite da Nicolo’ da Siena e da altri pittori marchigiani nel 1451. Il pezzo  più interessante e particolare fu realizzato dai fratelli Giovanni e Antonio Sparapane (pittori influenzati dallo stile marchigiano, umbro e senese)  la Iconostasi ornata da archetti ciechi trilobati in pietra e nella fronte scene della  Deposizione, l’Apparizione di Gesu’ risorto alle Pie Donne, e l’Annunciazione. Molti erano i dipinti votivi. Singolare, sotto la Iconostasi era la Pieta’ eseguita da Domenico da Leonessa. Qui era venerata una Croce dipinta di scuola spoletina attribuita a Mastro Pietro del 1242  serie delle croci Azzurre; una statua lignea riproducente Sant’ Andrea del XV secolo di stile tirolese, due Polittici realizzati  dagli Sparapane.
Tali opere e varie suppellettili erano stati salvati da sicura distruzione in quanto gia messi in sicurezza precedentemente agli eventi  sismici, ma tante bellezze sono andate perdute per sempre. Ma non tutto come la Iconostasi che grazie a un capillare intervento di recupero e’ stata per una buona parte salvata. Sul luogo, la soprintendenza già provveduto a mettere in sicurezza quello che rimane, e  ha intenzione di installare un laboratorio permanente con tecnici ed esperti restauratori  per il recupero definitivo di ogni frammento di affresco e opere murarie.
Si spera nella collaborazione di enti pubblici e soggetti privati per l’ edificazione e il ripristino di tutto l’edificio. Ritorneranno così a rivivere i due rosoni di archetti e colonnine  un tempo collocati in facciata e tante altre meraviglie che abbiamo accennato.

Articoli correlati

Commenti

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com